Nel mirino degli attivisti contro la discriminazione e la violenza sessuale, i responsabili di Facebook hanno pubblicamente ammesso di non essersi impegnati abbastanza per la tutela degli utenti in blu. Con l’annuncio di un significativo aggiornamento del suo Statement of Rights and Responsibilities , il social network californiano ha promesso l’adozione di nuove linee guida per limitare la proliferazione di pagine e profili votati all’odio di genere .
Pressata da associazioni internazionali come Women, Action and the Media o Everyday Sexism Project – che l’avevano denunciata per omesso controllo in seguito alla diffusione di messaggi violenti su alcune pagine social – l’azienda di Menlo Park ha deciso di attivarsi più seriamente per intervenire con maggiore decisione a cassare quegli account ritenuti responsabili. Ad esempio, le pagine Raping your Girlfriend (violentare la tua fidanzata) e Fly Kicking Sluts in the Uterus (più o meno, calci volanti all’utero delle prostitute) sono ora state rimosse per violazione delle policy del social network californiano.
Nel post pubblicato da Marne Levine, vicepresidente della divisione global public policy di Facebook, la piattaforma social ha riconosciuto una sottilissima linea di confine tra ciò che viene generalmente ritenuto “dannoso” e quei contenuti che rappresentano invece un’offesa piuttosto che un’opinione controversa. Nell’ultimo caso, il sito in blu permette la proliferazione di materiale potenzialmente offensivo – si può pensare ad una visione satirica o persino sessista della donna – per tutelare la libertà d’espressione.
Per quei casi più delicati di cyberbullismo, molestie o incitamenti all’odio di genere – recente la denuncia del Moige dopo la pubblicazione di alcuni video che avevano portato al tragico suicidio di una 14enne nel novarese – Facebook vuole rinforzare il suo Safety Center con una collaborazione più solida con esperti legali e rappresentanti delle associazioni di genitori o delle donne . Il team di responsabili per il controllo di pagine e profili avrà perciò l’obbligo di seguire una formazione specifica nella gestione dei casi più spinosi relativi all’odio razziale o sessuale.
Mauro Vecchio