Il 2018 verrà ricordato come l’anno degli smart display. Anche Facebook ha il suo. Si chiama Portal, è stato presentato all’inizio della scorsa settimana e arriverà sul mercato (negli Stati Uniti) il 12 novembre. Al suo interno l’intelligenza artificiale dell’assistente Alexa oltre a tutto ciò che serve per interagire mediante comandi vocali e comunicare con gli altri tramite videochiamate. Tradotto: gli occhi e le orecchie del più grande social network al mondo stanno per fare il loro ingresso nelle case degli utenti, oltrepassando così i confini tracciati dai dispositivi mobile per abbracciare l’universo delle smart home.
Facebook Portal e l’advertising
Quali le implicazioni in termini di privacy? Una domanda legittima, legata a doppio filo a timori più che giustificati, alla quale Facebook ha provato a rispondere fin da subito, nel momento dell’annuncio. Anzitutto mettendo in evidenza come sarà possibile coprire la webcam di Portal con una cover fisica, da posizionare sopra il sensore quando non utilizzato. Dopotutto, anche Mark Zuckerberg adotta una soluzione simile per il proprio laptop. Poi assicurando che nessuna informazione raccolta mediante l’utilizzo del display verrà elaborata al fine di mostrare inserzioni pubblicitarie mirate e personalizzate.
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All’atto della presentazione, il social network aveva messo nero su bianco la volontà di non raccogliere informazioni sulle modalità di utilizzo del dispositivo al fine di mostrare advertising personalizzato.
Nessun dato ricavato da Portal, nemmeno il log con le informazioni sulle chiamate o sull’utilizzo delle applicazioni (come il fatto che avete ascoltato Spotify) sarà usato per sottoporre agli utenti le inserzioni pubblicitarie su Facebook.
Oggi il dietrofront: la piattaforma sembra aver cambiato idea ed essere ora intenzionata a raccogliere ed esaminare il comportamento degli utenti al fine di sottoporre alla loro attenzione contenuti e post sponsorizzati. Ecco la nuova dichiarazione, affidata da un portavoce di Facebook alla redazione del sito Recode.
Le chiamate vocali sono basate sull’infrastruttura di Messenger, quindi effettuando una videochiamata con Portal, raccogliamo lo stesso tipo di informazioni (ad esempio i dati sull’utilizzo riguardanti la lunghezza e la frequenza delle chiamate) che otteniamo da altri dispositivi compatibili con Messenger. Potremmo usare questi dati per calibrare le inserzioni mostrate sulle nostre piattaforme. Anche altre informazioni generali sull’utilizzo, come l’uso delle app e così via potrebbero finire tra i dati a cui facciamo ricorso per visualizzare l’advertising.
Privacy e confusione
Sempre stando a quanto comunicato da Facebook a Recode, Rafa Camargo (VP responsabile di Portal) si sarebbe scusato per l’incorrettezza delle informazioni condivise in occasione dell’annuncio, sottolineando che sebbene l’ipotesi di sfruttare le informazioni sull’utilizzo del device per l’advertising sia confermata, al momento non è certo che verrà fatto. In ogni caso, le inserzioni pubblicitarie non verranno mai mostrate sullo smart display.
Penso che i miei colleghi intendessero che non abbiamo in programma di farlo, ma che potenzialmente potremmo farlo.
A questo punto è lecito chiedersi se, coloro che hanno comprato il prodotto anche sulla base di questa promessa rivelatasi poi disattesa, abbiano diritto o meno a rinunciare all’acquisto. Si è dunque generata confusione e questo non può che mettere in guardia gli utenti, sollevando timori sulle modalità di impiego dei loro dati, soprattutto quando si tratta di informazioni acquisite da dispositivi che per la loro stessa natura risultano profondamente integrati nella sfera privata. Portal, dopotutto, è pensato per stanziare su un mobile in salotto o sul tavolo della cucina, così come sul comodino in camera da letto. Davvero siamo pronti ad accogliere anche lì gli occhi e le orecchie di Facebook?