In casa Facebook c’è stata un bel po’ di confusione nelle settimane passate. Un gruppo di ingegneri interni al gruppo ha infatti notato come, a partire dal mese di ottobre, un quantitativo un po’ troppo elevato di disinformazione iniziava a comparire sui News Feed senza che si riuscisse a spiegare il motivo di questa insistenza. L’idea è stata quella di attendere e verificare, ma con il passare dei mesi la situazione è andata peggiorando fino a deflagrare nell’allarme rosso suonato ad inizio marzo.
A quel punto, infatti, la situazione si era resa chiara: qualcosa di profondamente distorto era successo ed il social network stava di fatto promuovendo quegli stessi post che per motivi vari si intendevano invece penalizzare. I fatti sono stati illustrati da Facebook a The Verge, facendo così chiarezza su quanto accaduto per restituire una versione trasparente ai fatti dopo mesi di confusione a cui nemmeno lo stesso team era venuto a capo.
Facebook, ranking al contrario
Secondo quanto emerso, il problema sarebbe stato risolto soltanto l’11 marzo scorso. In quei giorni era ormai palese come una serie di post etichettati come meritevoli di penalizzazione stavano invece ricevendo un boost di traffico e di visibilità, con trend che andavano esattamente al contrario di quanto il social network avrebbe voluto. L’effetto era chiaramente quello di un alto livello di tossicità comunicativa sui News Feed di alcune bacheche, con un effetto deleterio, per contro, nei confronti di quei contenuti di qualità di cui Facebook ha invece vitale necessità.
Nudità, disinformazione, violenza: tutto ciò che la community o i fact-checker avevano ostracizzato, il News Feed premiava e promuoveva. Il paradosso è legato addirittura alla guerra in Ucraina: Facebook, il social network di quel Meta che il Cremlino ha messo all’indice in qualità di “organizzazione estremista“, stava in realtà promuovendo i post propri della propaganda pro-Putin, agendo esattamente al contrario delle proprie volontà e delle accuse di Mosca.
La causa sarebbe in un errore interno (risalente addirittura al 2019) che ha deviato i sistemi di downgrade su cui Facebook calibra la visibilità dei post e degli account. Un errore paradossale, che mette in evidenza le fragilità di un sistema privo di ogni trasparenza, ma che in questo caso è tanto paradossale quanto evidentemente lontano da ogni forma di dolo. Facebook, semplicemente, ha inciampato in una clamorosa gaffe. Per poi rialzarsi soltanto l’11 marzo, dopo mesi di claudicanti News Feed.