Come annunciato in precedenza, Facebook ha modificato la propria policy di registrazione intervenendo in particolare sull’obbligo di utilizzo di un nome vero ed introducendo nuovi strumenti per rispondere alle esigenze degli utenti che non vogliono farlo.
La pretesa di Facebook di obbligare i propri utenti ad utilizzare nomi reali alimentava una polemica annosa, esplosa con le accuse di discriminazione mosse dalla drag queen statunitense Michael Williams, in arte Sister Roma: questo episodio aveva finito per fare da cassa di risonanza della polemica e per spingere Facebook a rivedere progressivamente la sua posizione fino all’attuale modifica ufficiale, cui ha sicuramente contribuito anche la sentenza tedesca che rivendicava il diritto dei suoi cittadini a presentarsi online con uno pseudonimo.
“Vogliamo – spiega quindi il social network – che le persone utilizzino il nome con cui sono conosciuti dai propri amici e famigliari.” L’obiettivo di Facebook è d’altra parte quello di creare un ambiente in cui ci si possa sentire al sicuro fra persone che si conoscono, in cui troll e aguzzini non possano nascondersi dietro l’anonimato e sia più difficile essere vittime di scam o minacce. Inoltre l’utilizzo di un nome con cui si è conosciuti “dà alle proprie azioni e ai propri post un peso maggiore, dal momento che si risponde di quello che si dice”.
Per questo Facebook ha da ultimo introdotto nuovi strumenti , sviluppati sulla base dei feedback ottenuti dalla community interessata al cambiamento, con due scopi specifici: diminuire il numero di richieste di verifica di nome su Facebook, e facilitare tale processo.
In particolare questi strumenti permetteranno ora di verificare il nome utilizzato sul social network non attraverso documenti ufficiali, ma fornendo il contesto e le motivazioni che hanno spinto all’adozione di uno pseudonimo: in tal modo il social network avrà la possibilità di ottenere e processare fin da subito più dati in base ai quali approvare la scelta degli utenti. Che saranno invitati a rivelare a Facebook informazioni sulla propria sessualità, sull’etnia di appartenenza, o su spiacevoli episodi di angherie di cui sono stati vittima, per assicurarsi “supporto personalizzato” e per aiutare Facebook a migliorare nel futuro.
Claudio Tamburrino