Facebook si è apertamente schierata contro uSocial , la società di marketing australiana che tra i suoi servizi offre la possibilità di allargare la propria cerchia di amici e fan sul social network. Il sito in blu ha mostrato di non apprezzare il servizio offerto e ha inviato una ingiunzione: uSocial violerebbe numerose leggi, incluso l’accesso illegale al sito e i termini di servizio. Inoltre si renderebbe responsabile di spam, lo stesso spam che ha permesso a Facebook di ottenere solo nell’ultima causa 711,2 milioni di dollari.
Simile diffida era stata già portata avanti nei confronti dell’azienda australiana nel 2008 da parte del sito di microblogging Digg .
uSocial, che vende anche follower di Twitter e visite su video YouTube, ha già interrotto la propria offerta di “amici” e rimosso il logo di Facebook dal proprio sito, ma continua a mantenere aperto il marketing dei “fan”, per cui afferma di non aver bisogno di nessun account Facebook e di poter operare senza entrare direttamente sul sito (agendo tramite l’invio dell’URL della fan page da pubblicizzare ai suoi partner).
Ciononostante il CEO Leon Hill ha espresso preoccupazione. Facendo riferimento alle risorse legali di Facebook ha dichiarato che nel caso in cui fosse portato in tribunale sarebbe “fregato”. Ritiene tuttavia che Facebook, se vorrà proseguire l’azione legale, avrà bisogno di altre motivazioni: “è nostro diritto fare quel che facciamo e nonostante l’ordine di cessazione non interromperemo il servizio”. Hill non si mostra arrendevole e annuncia che nella prossime settimane si inizierà ad occupare anche dei partecipanti ai gruppi nati su Facebook.
Claudio Tamburrino