Dopo anni di dibattiti e mesi di sperimentazione , Facebook da questo momento consente ai propri utenti di esprimersi non testualmente con una gamma di emozioni più varia del Like .
Like , Love , Haha , Wow , Sad e Angry : in questo modo il social network ha distillato le reazioni che prevede gli utenti possano esprimere rispetto ai post dei propri contatti, senza costringerli ad apprezzare con un pollice alzato dei contenuti tutt’altro che apprezzabili.
L’ opera di design portata avanti da Facebook, ad allinearsi ad altri servizi che puntano sull’empatia più che sul semplice Mi Piace , è stata complessa ma inevitabile: con il moltiplicarsi degli accessi mobile, e la conseguente minore propensione ad interagire con i contenuti digitando commenti testuali, Facebook ha declinato l’immediatezza del Like in sei iconcine, mettendo a confronto l’esigenza di sintesi degli ingegneri e la tendenza alla rappresentazione della complessità degli psicologi e sociologi.
Nel tentativo di esprimere emozioni tanto fondamentali quanto universali, la gioiosa iconcina “Yay” è stata l’ultima a cadere : si è dimostrata incompresa in alcuni paesi del mondo nei quali sono stati effettuati i test.
Incoraggiare all’interazione con i post, per Facebook significa innanzitutto raccogliere dati a proposito dei propri utenti: “inizialmente, proprio come quando un utente mette un Mi Piace a un post, se qualcuno utilizzerà una Reazione inferiremo che vuole vedere altri post simili – spiega Sammi Krug a nome del social network – All’inizio non farà differenza se qualcuno metterà un Mi Piace , un Wow o un Sad (…) ma nel corso del tempo speriamo di imparare come le diverse reazioni debbano essere valutate nel News Feed per fare un lavoro migliore nel mostrare a ciascuno le storie che desidera vedere”. Menlo Park sottolinea altresì come le Reazioni rappresentino un’opportunità per le aziende, che potranno comprendere meglio il proprio pubblico.
Gaia Bottà