A rivelarlo è stato un articolo pubblicato tra le pagine online del quotidiano statunitense Wall Street Journal : i vertici di Facebook avrebbero quasi raggiunto un accordo con la Federal Trade Commission (FTC), risolvendo definitivamente le spinose problematiche sollevate due anni fa in materia di privacy degli utenti a stelle e strisce.
Il settlement dovrebbe dunque seppellire l’ascia di guerra, sollevata dalle organizzazioni locali per la privacy in seguito alle sostanziali modifiche apportate dal sito di Mark Zuckerberg alle impostazioni sul livello di condivisione dei dati personali. In particolare quelle che avevano aperto all’intero popolo social informazioni come il sesso e la residenza di un singolo iscritto .
I dati erano stati resi visibili a tutti di default, dando poi la possibilità ai singoli profili di impostare diversamente le varie opzioni per la privacy . Associazioni come American Civil Liberties Union (ACLU) erano subito insorte , accusando il social network di aver sfruttato le modifiche annunciate per rastrellare una mole sempre maggiore di dati personali.
Stando alle indiscrezioni pubblicate dal Wall Street Journal , l’accordo con i vertici di FTC obbligherà Facebook a richiedere il consenso per la pubblicazione delle informazioni personali . Dunque, il settlement avrà una sorta di effetto retroattivo. Non è ancora chiaro quando i commissari a stelle e strisce passeranno effettivamente al vaglio la proposta della piattaforma da 800 milioni di amici.
Nel frattempo, Facebook dovrà vedersela con Johannes Caspar, commissario per la protezione dei dati di Amburgo. Le autorità tedesche stanno infatti pensando di avviare una violenta azione legale contro il sito, finito ancora una volta al centro del mirino per la sua feature per il riconoscimento automatico dei volti .
Nella visione di Caspar, la legge tedesca prevede che siano (solo) gli utenti a decidere liberamente se abilitare o meno una feature come quella annunciata da Facebook . Il sito avrebbe invece imposto agli iscritti la seccatura di dover andare a disabilitarla manualmente. Le prime ipotesi parlano di un possibile risarcimento pari a 300mila euro. Mentre Zuckerberg afferma che il suo sito sia il Luke Skywalker della privacy.
Mauro Vecchio