Eduardo Saverin, co-fondatore di Facebook, ha rinunciato alla cittadinanza statunitense e si è trasferito a Singapore. La decisione, presa prima dello sbarco in Borsa del social network, potrebbe garantirgli consistenti vantaggi fiscali.
Trent’anni, originario di San Paolo (Brasile) ma cresciuto in Florida, Saverin ha studiato all’università di Harvard, dove ha incontrato Mark Zuckerberg con cui ha ideato e realizzato un network universitario chiamato inizialmente “The Facebook”. In seguito al trasferimento della sede da Boston a Palo Alto e all’alleanza di Zuckerberg con Sean Parker, già-cofondatore di Napster, venne gradualmente estromesso dal suo ruolo dando vita a un contenzioso legale con lo stesso Zuckerberg, risolto con una cessione del 4 per cento della società. La vicenda lo ha riportato alla fama grazie anche al film “The Social Network”, uscito nel 2010.Ora, se Facebook sarà valutata dal mercato intorno ai 96 miliardi di dollari, le azioni del giovane imprenditore brasiliano potrebbero valerne 3,84.
La mossa di Saverin sembra appunto legata alla imminente IPO: se cittadino USA, Eduardo sarebbe tenuto a versare parte dei suoi guadagni borsistici in tasse. Diversa la versione fornita ai media: “Eduardo ha trovato più pratico risiedere a Singapore, in quanto ha intenzione di fermarsi lì per un periodo di tempo indefinito” ha detto Tom Goodman, suo portavoce.
Saverin, però, non eviterà tutte le tasse degli Stati Uniti. “Gli statunitensi che rinunciano alla loro cittadinanza pagano un’imposta di uscita sulle plusvalenze dalle loro partecipazioni azionarie, anche se non cedono le proprie azioni” ha detto S. Reuven Avi-Yonah, direttore del programma fiscale internazionale presso la Facoltà di Legge dell’Università del Michigan.
Rinunciare alla cittadinanza, stando agli ultimi rapporti governativi, è comunque un’ opzione scelta da un numero crescente di residenti nel paese a stelle e strisce. Lo scorso anno, ben 1.780 persone hanno restituito i passaporti , a fronte dei 235 del 2008: alla base della decisione ci sarebbero quasi sempre motivi fiscali, dovuti all’aumento delle tasse per i più ricchi voluto dal presidente Barack Obama.
Cristiano Vaccarella