Sono state sufficienti poche ore, successive alla presentazione dell’iniziativa, perché il mondo della politica e delle istituzioni si accorgesse dell’esistenza delle criptovalute. Quegli stessi organismi che per lungo tempo hanno sonnecchiato o chiuso un occhio, anche di fronte a crolli improvvisi e previsioni catastrofiche, ora accelerano i tempi e manifestano la volontà di vederci chiaro, mettendo nel mirino una moneta virtuale che di fatto ancora non esiste.
Libra: il Senato USA vuol vederci chiaro
Stiamo ovviamente parlando di Libra, capace di attirare a sé le attenzioni della politica (anche quella nostrana) per la sola ragione di avere Facebook tra i promotori. Se in Italia si fa appello alla costituzione di una commissione di vigilanza, oltreoceano il Banking Committee del Senato USA ha fissato per il 16 luglio un incontro al quale, con tutta probabilità, parteciperà un esponente del social network. Difficilmente sarà Mark Zuckerberg. In via ufficiale ancora non sono stati fatti nomi, ma Reuters indica in David Marcus, ex Presidente di PayPal e attuale responsabile dei progetti del gruppo legati alla blockchain, il candidato numero uno.
È del tutto probabile che il gigante di Menlo Park, coinvolto nell’iniziativa attraverso la sussidiaria Calibra appositamente creata, abbia previsto la possibilità di sollevare un polverone con l’annuncio. Da lì la decisione di parlarne apertamente con largo anticipo rispetto al debutto, previsto per il 2020 insieme a un wallet (portafogli digitale) per la gestione dei fondi. Ci sarà così tempo per confrontarsi con le autorità, raccogliere feedback e correggere il tiro laddove necessario.
Uno step obbligato, per diversi motivi. Anzitutto l’ingresso di Facebook (e dei suoi partner) nel territorio crypto con Libra andrà a tradursi nell’avvicinamento a un tipo di economia decentralizzata da parte di una community online costituita da oltre due miliardi e mezzo di persone capillarmente distribuite in tutto il mondo. Per dirla in altri termini, un terzo del pianeta.
La società dovrà poi lavorare sul fronte della fiducia: la sua reputazione è stata almeno in parte compromessa nel corso dell’ultimo anno, dall’esplosione del caso Cambridge Analytica in poi, per via dei tanti (troppi) problemi che hanno interessato la piattaforma, dai leak delle informazioni personali alle pratiche attuate, ritenute talvolta non rispettose della privacy.
Ricordiamo che la volontà è quella di integrare all’esordio l’utilizzo della moneta virtuale non solo sul social network, ma anche nelle applicazioni Messenger e WhatsApp per lo scambio di denaro fra utenti nella più classica delle modalità peer-to-peer, arrivando poi nei negozi fisici e sugli store dell’e-commerce, spingendone l’adozione grazie a commissioni fortemente ridotte rispetto a quanto offre oggi il mercato.