Tornare in ufficio, nonostante i contagi, nonostante si sia sotto il cappello di una delle IT company più importanti al mondo, nonostante si vada incontro alla stagione più rischiosa entro i confini della nazione più esposta al mondo. Eppure così sarà: lo ha appreso The Verge da un moderatore esterno assunto da Facebook, per il quale il gruppo di Menlo Park ha richiesto il ritorno in ufficio poiché quel tipo di lavoro non può essere eseguito da remoto.
Inutile sottolineare come in tutto ciò, anche se in modo totalmente involontario, Donald Trump sia al centro della scena. Lo è perché il lavoro dei moderatori sarà essenziale soprattutto nelle prossime settimane, con l’avvicinarsi all’appuntamento al voto; lo è inoltre perché la notizia emerge proprio nelle ore in cui viene comunicata la positività al coronavirus da parte sia del Presidente, sia della First Lady.
Facebook: si torni in ufficio
Il rientro sarà strettamente regolamentato: non più di 4 persone assieme sugli ascensori, obbligo di mascherina, igienizzazioni continue negli uffici, distanziamento tra le postazioni, misurazione della temperatura all’entrata: nulla più di quanto in Italia non siamo ormai abituati a fare da mesi, ma sicuramente un regime restrittivo per quello che è il contesto USA degli ultimi mesi (e anche su questo punto il volto di Donald Trump chiaramente aleggia dietro ogni scelta, ogni strategia o dietro ogni non-strategia che dir si voglia).
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Di fronte ai timori degli addetti ai lavori, Facebook non avrebbe offerto risposte, spiegando semplicemente che è essenziale che si torni in ufficio in virtù della sensibilità del materiale che i moderatori hanno a disposizione. Una scelta per certi versi doverosa: cercare una “normalità” pur in un contesto che è tutto fuorché normale, è doveroso e possibile, purché nel rispetto di elementari misure di cautela. La scelta di Facebook rompe in parte un muro di incomprensioni tra chi ritiene necessario isolare le persone e chi vorrebbe ignorare i pericoli del momento, mettendo nelle mani di Zuckerberg una via di mezzo fatta di saggio approccio alla sicurezza. Trattasi però di una scelta che fissa un principio: lo smart working è stato un ripiego necessario, ma per assicurare certi tipi di lavoro e di accesso ai contenuti non basta il digitale: servono mura, security e ambienti secretati.
Tutto ciò però avviene in un paese che sta pesantemente pagando dazio per la situazione in atto. In un contesto meno sottoposto a stress, tutto sarebbe più semplice: in un contesto come quello USA, invece, la scelta di Facebook sembra un azzardo di fronte al quale occorrerà massima cautela. I dati Amazon spiegano che tutto ciò è possibile.