Gli attacchi che nei giorni scorsi hanno preso di mira due moschee in Nuova Zelanda, causando la morte di 51 persone, sono stati pianificati in modo da poter essere seguiti in diretta, con tanto di live streaming su Facebook. Il social network ha già comunicato nel fine settimana di aver eliminato il video e di essere al lavoro per fare altrettanto con i suoi nuovi upload. Oggi torna sulla vicenda per meglio argomentare la propria posizione.
La strage in Nuova Zelanda su Facebook
L’update è firmato da Chris Sonderby (VP and Deputy General Counsel). Si apre esprimendo cordoglio per le vittime della strage e per i loro cari, ribadendo l’impegno del gruppo a contrastare i fenomeni di hate speech e terrorismo. Il social network sottolinea inoltre di aver avviato una collaborazione con la polizia neozelandese al fine di garantire il proprio supporto alle indagini. Le autorità hanno chiesto a Facebook di non condividere tutte le informazioni su quanto accaduto. Ciò nonostante, alcuni dettagli vengono svelati nel comunicato. Ne riportiamo i più significativi di seguito.
- Il filmato è stato visto meno di 200 volte in diretta (e circa 4.000 volte complessivamente), nessun utente l’ha segnalato in tempo reale;
- la prima segnalazione è stata registrata 29 minuti dopo l’avvio della trasmissione e 12 minuti dopo la sua conclusione;
- prima della segnalazione un utente ha condiviso su 8chan il link a una copia del video caricata su un sito di hosting;
- entrambe le sparatorie sono state etichettate come attacchi terroristici;
- gli account personali dei responsabili sono stati rimossi da Facebook e Instagram;
- il video originale è stato eliminato e contrassegnato così da poterne identificare eventuali upload e rimuoverli immediatamente;
- sono stati messi in campo sistemi in grado di individuare varianti del filmato come gli screen recording, più difficili da identificare;
- nelle prime 24 ore sono state eliminate 1,5 milioni di copie del video a livello globale, 1,2 milioni in fase di upload;
- è stata attuata una stretta collaborazione con GIFTC (Global Internet Forum to Counter Terrorism) fin dai momenti successivi all’attacco;
- i contenuti sono stati rinvenuti su altri social ed etichettati al fine di impedirne la condivisione su Facebook o Instagram.
Le sparatorie di Christchurch sono costate la vita a 51 persone, ferendone altre decine. Coinvolti anche alcuni bambini. Jacinda Ardern, Primo Ministro del paese, è intervenuta chiedendo pubblicamente alle piattaforme di non permettere la condivisione del filmato. Si è parlato anche dell’ipotesi di un blocco di siti e portali imposto tramite gli ISP, poi smentita: secondo le normative vigenti i provider sono liberi di decidere se farlo o meno, in modo indipendente.