Le recenti policy in materia di privacy introdotte da Facebook al suo immenso bacino di utenti costituirebbero una pratica sleale oltre che ingannevole . È questa, in estrema sintesi, la posizione espressa dall’organizzazione Electronic Privacy Information Center (EPIC) che si è recentemente rivolta alla Federal Trade Commission (FTC) statunitense per avviare un’inchiesta sulle nuove disposizioni del social network in blu a tutelare profili e dati personali di circa 350 milioni di iscritti in tutto il mondo.
Al centro della bufera, il transition tool preposto da Facebook alla configurazione della privacy di pressoché ogni utente, secondo nuovi criteri che in molti hanno visto come un tentativo massiccio di far spargere per il web le informazioni veicolate a mezzo social network. Il dettaglio che ha fatto innanzitutto preoccupare EPIC è stato quello relativo alla preselezione di default di opzioni per condividere quanto pubblicato con tutti , nonostante una possibile precedente presenza di limitazioni attive scelte dall’utente.
“Queste impostazioni di default – si legge nel testo recapitato alla FTC – calpestano la facoltà di scelta dell’utente, di limitare l’accesso da parte di applicazioni terze e di altri siti web”. Tra le altre obiezioni sollevate da EPIC, quella relativa ad una eccessiva e pericolosa apertura delle personali liste di amicizie , considerate nel loro insieme un dato estremamente sensibile. Queste, ad esempio, potrebbero rivelare le preferenze sessuali dell’utente, oltre a mettere a rischio i suoi cari in caso ad esempio di persecuzioni da parte di autorità troppo invadenti.
Stando al testo di EPIC – firmato da altre organizzazioni impegnate nel settore della privacy, come Privacy Rights Clearinghouse – i cambiamenti apportati da Facebook hanno reso pubblica praticamente ogni informazione contenuta nei singoli profili, dalle fotografie alle liste di amicizia, dalle fan page ai canali di appartenenza. “Queste categorie di dati personali – si legge nel documento – non sono più soggette ad impostazioni selezionate dall’utente”. O meglio, di default rimangono interamente aperte, per permettere a chiunque di essere trovato più facilmente tra i meandri della Rete.
Non si tratta della prima volta in cui EPIC tira le orecchie a protagonisti e pratiche attuali del web. Lo scorso marzo , proprio FTC aveva ricevuto una comunicazione da parte dell’organizzazione statunitense, preoccupata per il fenomeno del cloud computing, che metterebbe a rischio la privacy degli utenti.
E non si tratta nemmeno delle prime critiche piovute addosso a Facebook, dopo l’introduzione delle nuove impostazioni in materia di privacy. Electronic Frontier Foundation (EFF), che già aveva puntualizzato su alcune gravi pecche a riguardo, ha fornito il suo appoggio alle lamentele esposte da EPIC, augurandosi che FTC consideri con la massima attenzione il documento.
I responsabili di Facebook hanno risposto all’iniziativa dell’organizzazione statunitense, esprimendo la propria delusione per quanto accaduto: EPIC avrebbe dovuto parlarne direttamente con il social network, senza optare per un intermediario come FTC. A parlare, Barry Schnitt, portavoce del sito in blu, che ha sottolineato come una massiccia campagna informativa fosse stata portata avanti in favore di tutti gli utenti. Stando alle parole di Schnitt, Facebook avrebbe garantito ai suoi iscritti un controllo sulla privacy senza precedenti nell’intera storia della Rete.
Mauro Vecchio