Alfabetizziamoci: Facebook ha tre domande per te

Alfabetizziamoci: Facebook ha tre domande per te

Facebook suggerisce agli utenti un maggiore sforzo critico al cospetto dei contenuti incrociati sulla piattaforma: l'alfabetizzazione che tutti vogliono.
Alfabetizziamoci: Facebook ha tre domande per te
Facebook suggerisce agli utenti un maggiore sforzo critico al cospetto dei contenuti incrociati sulla piattaforma: l'alfabetizzazione che tutti vogliono.

Facebook ha annunciato in giornata una nuova iniziativa per quella che ritiene debba essere una necessaria alfabetizzazione degli utenti così che possano avere maggiori strumenti culturali nel riconoscimento delle fake news. Il tutto è stato posto in essere assieme ad alcuni partner per il fact-checking e la campagna prende il nome di “Le tre domande per aiutare a sradicare le notizie false”. A cosa servirà? A nulla. Sia chiaro, non è colpa di Facebook (non questa volta), ma il problema è a questo punto ben più ampio, ben più generale e forse anche ben più grave di quanto non lo si fosse immaginato fino ad oggi.

Facebook ha tre domande per te

Quel che Facebook propone sono 3 domande che l’utente dovrebbe porsi prima di qualsivoglia interazione con una notizia:

  1. da dove viene? (qual è la fonte della notizia? è affidabile?)
  2. cosa manca? (bisogna leggere tutto il testo, non solo il titolo!)
  3. come ti fa sentire? (il contenuto sta stanando le tue emozioni? Spesso le fake news lavorano proprio così)

La campagna inizialmente raggiungere un numero limitato di persone in tutta l’Unione Europea, oltre che nel Regno Unito e in Medio Oriente, Africa e Turchia. Per valutare l’efficacia di questo tipo di campagne nell’aiutare le persone a capire meglio di cosa possono fidarsi, la campagna verrà analizzata attraverso alcuni sondaggi che chiederanno alle persone cosa hanno imparato. Queste informazioni aiuteranno Facebook a creare altre iniziative di alfabetizzazione mediatica per il futuro.

Facebook è nella difficile posizione di dover stimolare l’alfabetizzazione per dimostrare come la propria posizione al cospetto dei contenuti possa continuare a rimanere neutrale. Mark Zuckerberg vorrebbe lavarsene le mani e sarebbe cosa saggia consentirgli di continuare a non prendere posizione su tematiche di ampio respiro. Che poi gli si possa chiedere un passo più coraggioso in termini di informazione, magari esplicitando il fact checking, riducendo le condivisioni compulsive e adoperandosi per abbattere i complottismi, questo è un altro discorsi.

Ma occorre essere chiari su questo punto: il problema è tutt’altro che semplice da decodificare e risolvere. Twitter e Facebook stanno intraprendendo vie opposte sul tema e da ambo le parti si stanno già vedendo le distorsioni tanto di chi censura, quanto di chi preferisce tutelare la libertà di espressione sopra ogni compromesso. Le prossime notifiche di contesto con cui Facebook segnalerà le notizie più vecchie di tre mesi sono il classico “troppo poco, troppo tardi” di chi ha l’urgenza di reagire in qualche modo al problema. Tutto ciò è comunque una promessa per il futuro:

Durante la pandemia del COVID-19 e anche successivamente, Facebook continuerà a lavorare con gli esperti del settore e con le persone presenti sulle piattaforme per assicurarsi di affrontare efficacemente la disinformazione in questo modo e per dare agli utenti le risorse necessarie per individuare e mettere in discussione i contenuti che vedono online.

Non si può pensare che il problema possa risiedere soltanto nelle potenzialità dello strumento, così come il social network non può pensare di scaricare ogni responsabilità sulla necessaria alfabetizzazione degli utenti su tematiche tanto delicate. Solo creando una vera simbiosi tra utenti e piattaforma, arricchendo tanto quest’ultima quanto le competenze degli utenti nell’utilizzarla (anche attraverso una crescita culturale che instilli senso critico in grandi quantità), si potranno ottenere risultati apprezzabili. “Senso critico”, quello stesso senso critico che manca tanto sui social network quanto nei confronti dei contenuti televisivi o dei media cartacei. A questo deve servire l’alfabetizzazione: ad evolvere la comprensione del mondo da parte dei cittadini. La piattaforma che saprà fornire maggiori strumenti all’utenza più avanzata diventeranno canali elettivi per l’approvvigionamento del “sapere”. Con profonde ripercussioni politiche ed economiche, perché questo è la battaglia per il controllo dell’informazione.

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Pubblicato il
30 giu 2020
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