Nella giornata di sabato Facebook ha bloccato per 24 ore e poi riattivato il profilo di Vittorio Sgarbi: al centro di tutto, l’ Origine della Vita , opera del 1866 di Gustave Courbet che rappresenta quasi anatomicamente un organo genitale femminile.
Per lo stesso quadro, peraltro, Facebook si trova già sul banco degli imputati in Francia, dove a far ricorso contro la sua decisione di blocco di un account che aveva pubblicato un’immagine dell’opera di Courbert è stato il professore Fréderic Durand-Baïssas che aspetta ancora di avere giustizia: per quanto la denuncia sia stata depositata ormai da 4 anni, il caso è ancora fermo alle questioni di giurisprudenza, con Facebook che ha fatto appello contro la sentenza del Tribunale francese che ha dichiarato di poter decidere del caso nonostante Facebook sia un’azienda statunitense.
Come il professore francese, anche il politico, commentatore televisivo e critico d’arte italiano Vittorio Sgarbi aveva pubblicato una foto dell’opera d’arte (scattata riprendendo anche se stesso al Museo d’Orsay): a quanto pare tale immagine ha infastidito qualcuno, tanto da diventare oggetto di segnalazione e poi di censura da parte del social network, il cui sistema ha ritenuto che l’immagine fosse troppo esplicita e quindi in violazione delle sue policy .
Il blocco della pagina di Sgarbi, a differenza di quella del professore francese, è durato solo 24 ore. Tuttavia il critico d’arte, peso massimo delle polemiche, non si è certo accontentato del tornare online, ma ha attaccato il social network: “Come sempre la censura di Facebook introduce elementi di astratto moralismo (tra cristiano e islamico), sottoponendo la libertà dell’arte a una insopportabile censura. È l’equivoco tra contenuto e forma. I Bronzi di Riace sono nudi come Rocco Siffredi, ma appartengono all’arte, non alla pornografia!”
“Censurare una fotografia – ha riferito inoltre – non in una camera da letto in atti intimi, ma davanti al capolavoro di Courbet al Museo d’Orsay, è un crimine contro la civiltà. È una gravissima censura all’arte che Facebook dovrà pagare”.
Così adesso sotto la foto tornata online sul profilo di Sgarbi è comparso un commento in cui si spiega che il suo avvocato Giampaolo Cicconi si è mosso per chiedere 50mila euro di danni al social network per la censura subita per la foto che in poco tempo aveva raggiunto secondo il legale “un milione di visualizzazioni”.
Secondo l’avvocato non sarebbero sussistiti i presupposti per la rimozione, in quanto si tratta di “pubblicazione di nudi pittorici e non di nudi fotografici, pubblicazione, in simili casi, consentita dal vostro regolamento interno”.
Claudio Tamburrino