Quanto vale Facebook? La domanda da un milione di dollari ha una risposta ancora più esorbitante: 50 miliardi di dollari. Una cifra solo teorica sospesa tra speculazioni e numeri reali.
Goldman Sachs sembra aver investito 450 milioni di dollari nel social network , un fondo russo altri 50 milioni, in un affare che valuta complessivamente il social network 50 miliardi di dollari . Una stima superiore al valore, per esempio, di Yahoo!, Time Warner e eBay.
Si tratta in ogni caso, nel migliore dei casi, di congetture: Facebook non ha divulgato le proprie performance finanziarie e il tutto si basa sulle stime degli analisti che parlano di un business in grado di generare 2 miliardi di fatturato all’anno. Questi nuovi numeri, peraltro, andranno a influenzare probabilmente anche la nuova causa dei gemelli Winklevoss, che hanno deciso di tornare alla carica e pretendere un accordo migliore di quello da 20 milioni di dollari in contanti e 45 in azioni da loro stessi firmato , e per cui ritengono di essere stati ingannati ancora una volta dall’ex compagno di università, stavolta sul valore effettivo delle azioni. Un accordo che ora, con il prosieguo dell’azione legale, viene stracciato riavvolgendo il nastro della contesa sulle origini di Facebook .
Pur non essendoci numeri finanziari, intanto, l’azienda di Mark Zuckerberg supera Google almeno con un dato: il social network avrebbe ricevuto l’8,9 per cento delle visite Web tra gennaio e novembre 2010 , mentre l’homepage di Mountain View sarebbe ora al secondo posto con il 7,2 per cento. Per quanto riguarda i numeri generali , invece, Yahoo! e Google continuano a dominare Internet, (con rispettivamente l’84 e l’81 per cento di netizen che li utilizzano) lasciando Facebook ancora al terzo posto con la sua capacità di attrarre il 70 per cento degli utenti, corredata però con un maggior tempo trascorso sulle sue pagine.
L’interesse degli investitori per la creatura di Mark Zuckerberg è sempre più pressante e Goldman Sachs sembra aver così trovato il modo di mettere un piede sulla porta e ottenere una percentuale del social network prima che questo faccia il suo esordio pubblico. Pur se escluso dal giovane CEO solo a novembre (“non trattenete il fiato”, aveva detto su questa possibilità quando 40 milioni di azioni Facebook venivano scambiate in un’asta privata sul mercato secondario), infatti, tutto sembra spingere verso l’esordio pubblico di Facebook e secondo alcune indiscrezioni l’ IPO del social network è attesa ormai per il 2012.
Per il momento, tuttavia, Facebook resta un’azienda privata che opera sul mercato secondario, su cui agiscono quelli che vengono considerati gli investitori sofisticati e dove vengono trattate le raccolte di liquidità e le aste private. Insomma, se il titolo Facebook (e la valutazione del potenziale dei social network) è gonfiato e a rischio bolla per il momento a doversi preoccupare (e, se va bene, a guadagnare ) sono i pochi che riescono ad arrivare ad aggiudicarsi le azioni in attesa dell’esordio in Borsa. Solo allora potranno dare prova di valere effettivamente quanto prevedono gli speculatori.
Goldman Sachs, dunque, sembra essersi guadagnata una poltrona in prima fila e ha preparato una proposta per i propri clienti speciali: un’offerta di investimento per “un’azienda privata considerata una transazione per reperire capitali aggiuntivi”, con un investimento minimo di 2 milioni di dollari in azioni non vendibili prima del 2013 . Un’operazione da cui la banca conta di incassare almeno 1,5 miliardi di dollari.
L”offerta è poi corredata dalla possibilità di ottenere informazioni aggiuntive sull’affare. Su queste si gioca buona parte dell’operazione: secondo le regole SEC le aziende con più di 500 investitori e 10 milioni di asset devono divulgare le informazioni relative ai propri bilanci per permettere un investimento coscienzioso. Tuttavia Facebook ha ottenuto un’eccezione, nonostante il valore, perché ha meno di 500 investitori e mantenuto privati i suoi risultati economici. Per questo motivo l’eventuale accettazione di dati è accompagnato dall’obbligo di non divulgazione e di astensione (anche nel caso di rifiuto dell’investimento) da futuri affari concernenti le azioni del social network per i prossimi sei mesi.
Nel frattempo proprio la Securities and Exchange Commission (SEC) ha aperto un’inchiesta sul mercato delle azioni di aziende private che operano su Internet come appunto Facebook, Twitter, Zynga e LinkedIn: il dubbio è che attraverso questo tipo di operazioni sul mercato privato vengano aggirati i requisiti di trasparenza al pubblico dei dati finanziari imposti dalla commissione federale.
La stessa Goldman Sachs starebbe organizzato un sistema di investimento gestito tramite un fondo unico per far considerare gli investitori come un solo soggetto e aggirare ancora una volta la regola dei 500 e della trasparenza dei dati.
Le tappe previste per portare Facebook in Borsa potrebbero tuttavia essere bruciate proprio dall’azione Goldman Sachs e dai nuovi investitori: se tale strumento del fondo preannunciato dagli osservatori dovesse essere confermato nei fatti e poi considerato dalla SEC uno strumento costruito ad hoc per aggirare le regole sulla divulgazione delle informazioni, Facebook si troverebbe costretta a cambiare strategia. Si dovrebbero considerare singolarmente i partecipanti al un fondo e Facebook sarebbe così costretta immediatamente a pubblicare i suoi dati finanziari. E questo fatto spingerebbe anche all’offerta pubblica delle sue azioni. Con tutto ciò che ne consegue , tra cui il ruolo di Mark Zuckerberg in un’azienda pubblica, l’effettivo rispetto delle previsioni degli investitori e la tenuta del social network.
Claudio Tamburrino