I meccanismi della democrazia possono risultare estremamente delicati, specie in un gigantesco ecosistema come quello creato da Facebook. In un post pubblicato dal vicepresidente Elliot Schrage, il colosso di Menlo Park ha annunciato significativi aggiornamenti ai due pacchetti di documenti che governano le attività condivise di un miliardo di utenti in blu.
Fino ad oggi, la governance di Facebook ha previsto un sistema di votazione per eventuali modifiche alle policy sull’utilizzo dei dati personali oltre che allo Statement of Rights and Responsibilities (SRR) della piattaforma statunitense. Raggiunta la quota base di 7mila commenti, ciascuna modifica può essere vincolata al giudizio degli iscritti a patto che venga votata dal 30 per cento di quest’ultimi .
Nel post firmato da Schrage si spiega che Facebook ha ora deciso di abbandonare questo meccanismo di feedback a votazione, che avrebbe portato ad un aumento vistoso dei commenti ma non ad un innalzamento qualitativo dei consigli per la gestione del sito in blu . In sostanza, troppe voci e poche idee, nonostante l’importanza riposta dai responsabili californiani nel flusso dei feedback sviluppato dai profili.
Proprio per questo, Facebook ha sostituito la votazione con due nuove feature per il coinvolgimento degli iscritti nella gestione della cosa social. Con Ask the Chief Privacy Officer, gli utenti potranno interrogare quotidianamente il CPO Erin Egan . La stessa Egan terrà una serie di webcast per spiegare eventuali cambiamenti e rispondere in tempo reale ai dubbi degli abitanti social.
L’abolizione dei voti è stata vista dai più come una limitazione evidente, dopo che lo studente austriaco Max Schrems aveva insidiato la monarchia Zuckerberg con il suo gruppo Europe vs Facebook . Schrems aveva chiesto a tutti gli iscritti di esprimere un voto per controllare meglio i propri dati personali. L’esito non è stato dei migliori: solo 380mila utenti, lo 0,038 per cento del totale .
Mauro Vecchio