Il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha comunicato nel fine settimana l’avvio di una “Unità di monitoraggio per contrasto della diffusione di fake news relative al Covid-19 sul Web e sui social network”. Sebbene la mossa sia estremamente delicata, ed abbia attirato immediati strali dalla politica, va ovviamente intesa nel contesto emergenziale attuale ed in quanto tale interpretata.
Il tema è caldo da anni, ma mai come ora merita una riflessione: è opportuno limitare la libertà di espressione in tempo di emergenza, oppure la libertà non può mai essere limitata, anche a costo di pagarne pericolosi effetti collaterali? Punti interrogativi che dilagano in una marea di casi specifici e di argomenti correlati: medesima riflessione sui costi/benefici di una restrizione delle libertà può essere estesa anche alla privacy? Limitare la libertà di espressione può essere interpretata come una limitazione dell’esercizio della libertà di critica? Dove finisce la libertà e dove inizia il bavaglio?
Una risposta alle insidie della disinformazione che rischiano di indebolire lo sforzo di contenimento del contagio.
Temi complessi in epoca di libertà e salute, temi fondamentali e oltremodo ostici in epoca di Coronavirus e di fake news di ogni tipo.
Task Force contro le fake news
Anzitutto i fatti: l’apposito decreto (pdf) istituisce la task force e ne nomina i componenti. Anzitutto sono citati Ferruccio Sepe (nominato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri), Annunziatella Gasparini (nominata dal Ministero della Salute) e Ornella De Luca (nominata dal Dipartimento della Protezione Civile). A questi si aggiungono una serie di “esperti” (definizione non meglio precisata, ma comunque con nomine in buona parte condivisibili):
- dott. Riccardo Luna
- dott. Francesco Piccinini
- dott. David Puente
- prof. Ruben Razzante
- prof.ssa Luisa Verdoliva
- dott.ssa Roberta Villa
- dott. Giovanni Zagni
- dott.ssa Fabiana Zollo
La task force si avvale di un supporto esterno di AGCOM e Dipartimento per l’informazione e l’editoria come “garanti” della bontà del lavoro posto in essere. Al gruppo è data facoltà di interloquire con soggetti pubblico o privati per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti.
Per tutti i partecipanti si tratta di un lavoro gratuito, privo di qualsiasi emolumento, indennità o compenso di qualsivoglia tipo.
Cosa può fare
- ricognizione e classificazione dei contenuti falsi, non dimostrati o fuorvianti;
- promozione di campagne di adeguata informazione e comunicazione;
- definizione di opportune modalità idonee a potenziare e rendere più visibile ed accessibile l’informazione generata dalle fonti istituzionali;
- promozione di partnership con i diversi soggetti del web specializzati in fact-checking;
- promozione di iniziative volte a favorire il coinvolgimento di cittadini e utenti delle piattaforme social nell’individuazione e segnalazione di contenuti non veritieri.
Quindi?
Così Giorgia Meloni, ad esempio, dai banchi della minoranza parlamentare:
Governo istituisce una orwelliana “Task force anti #FakeNews" per assicurarsi venga diffusa solo LA VERITÀ sul #Covid19. Tra gli "esperti” neppure un medico o virologo. Credo si stiano limitando libertà fondamentali e costituzionali con troppa disinvoltura https://t.co/s5rHOwfcye pic.twitter.com/rcvTF4UCGI
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) April 5, 2020
Così invece Antonio Palmieri, non certo sponsor dell’attuale Governo, ma sicuramente esponente attendibile su tematiche di questo tipo:
Il sottosegretario all'editoria @andreamartella accoglie il mio appello https://t.co/Cvn4ldrjhC e istituisce un gruppo di lavoro per monitorare e contrastare fake news sul #covid_19italia. Intende coinvolgere chi è gia in campo e i cittadini. Lo ringrazio. Seguirò gli sviluppi. pic.twitter.com/K54yO4cpDp
— Antonio Palmieri (@antoniopalmieri) April 4, 2020
Terreno scivoloso, che il Governo dimostra di voler risalire nonostante l’estrema delicatezza del momento. Il giudizio sull’iniziativa non può basarsi sul decreto attuale (le argomentazioni di Giorgia Meloni sembrano più di natura politica che oggettivamente relative alla composizione della task force), ma nemmeno ci si può affidare al senno del poi per un giudizio postumo sull’operato. Una scure su notizie provenienti dalla “controinformazione” (parola finemente delicata per racchiudere una montagna di falsità che ogni giorno inquinano i pozzi dei social network) sarebbe sicuramente la benvenuta, ma la libertà di critica non può certamente venire meno.
Ma vogliamo tagliare la testa al toro e spingere la questione al dunque, perché non sarà sui dettagli che giudicheremo il lavoro della task force. Il lavoro sarà giudicato semmai su questi semplici parametri:
- saranno valutati soltanto i contenuti online o per “fake news” si intende qualcosa di più ampio, che vada ad attingere ad esempio alle fonti meno attendibili della televisione? (a suo tempo già richiamammo l’attenzione dell’AGCOM su medesima questione);
- come saranno vagliati i contenuti provenienti dalla sfera politica, quando palesemente fasulli o sbugiardati?
- cosa si farà per limitare grandi complottismi come quello su Bill Gates o quello sul legame tra Coronavirus e 5G?
Non ci si aspetta un lavoro privo di errori: la sola responsabilità affrontata è un merito che offre credito sufficiente. Tuttavia il lavoro portato avanti dovrà essere ispirato a principi chiari e – soprattutto – trasparenti. Buon lavoro.