In seguito allo scoppio della guerra tra Hamas e Israele è aumentato il numero di fake news su X. La Commissione europea ha suggerito di migliorare la moderazione del contenuti, assumendo nuovo personale. L’azienda californiana ritiene invece sufficiente il sistema che sfrutta le note della collettività, ovvero gli stessi utenti, per segnalare post ingannevoli o falsi. Secondo uno studio di Bloomberg, questa funzionalità è poco efficace.
Note della collettività troppo lente
Elon Musk ha incoraggiato gli utenti a condividere informazioni in tempo reale su X, invece di leggere i media tradizionali. Ma gli effetti negativi del cosiddetto “citizen journalism” sono apparsi subito sul social network, quando numerosi utenti hanno pubblicato e condiviso notizie, immagini e video falsi. Questi contenuti vengono segnalati da fact-checker volontari con le note della collettività mostrate sotto i post.
Un’immagine dell’11 ottobre mostrava un bambino che, secondo l’autore del post, era stato ucciso da Israele. In realtà, l’immagine mostrava la vittima di un attacco chimico in Siria del 2013. Una nota della collettività è stata aggiunta solo sei ore dopo. Nel frattempo, l’immagine è apparsa in numerosi post nei giorni successivi, senza note della collettività (che dovrebbero essere aggiunte automaticamente alla stessa immagine), ottenendo milioni di visualizzazioni.
X ha comunicato di aver velocizzato l’aggiunta delle note, ma Bloomberg ha rilevato che la visualizzazione della nota avviene in media dopo sette ore (alcune dopo 70 ore), analizzando circa 400 post di fake news. Come aveva già evidenziato NewsGuard, molti post con fake news sono pubblicati dagli abbonati a X Premium, quindi ottengono una maggiore visibilità.
Alcuni degli account che hanno pubblicato fake news erano stati sospesi in passato, ma sono stati ripristinati da Musk. Bloomberg ha inoltre verificato che molti account non sono stati sospesi, nonostante la ripetuta violazione delle regole. La Commissione europea ha avviato un’indagine su X per verificare il rispetto del Digital Services Act.