Continua l’implacabile politica di censura australiana contro i videogame ritenuti violenti e diseducativi. A farne le spese tocca ora al terzo capitolo della saga di Fallout . Da tempo vari rumors anticipavano la notizia, ora ufficiale: OFLC, l’ente che stabilisce l’idoneità del materiale audio, video nonché videoludico in Australia, ha di fatto messo al bando il titolo, rifiutandosi di classificarlo. Alla base della censura ci sarebbe l’uso massiccio di sostanze stupefacenti nel gioco, troppo verosimili e riconducibili a quelle in circolazione nel mondo reale.
Il titolo non sarà quindi commercializzato in Australia. Tale decisione ha creato malcontento e rabbia tra i fan della serie, il cui terzo capitolo vedrà la luce dopo un lungo periodo in cui è stato addirittura classificato da Wired come ” vaporware “. Di sicuro va ad aggiungersi ad una nutrita schiera di titoli messi nella lista nera dall’ente australiano, tra cui GTA IV , in seguito commercializzato in versione riveduta e corretta . Non è dato sapere se lo stesso sarà per Fallout: sino ad ora Bethesda Softworks non si è pronunciata in merito e non è ancora possibile intuire se ci sia l’effettiva volontà di rimettersi al lavoro per ripulire il gioco.
A far scattare il rifiuto alla commercializzazione, solo ed esclusivamente la massiccia presenza di sostanze stupefacenti. Il testo della decisione fornito da OFLC parla chiaro: “Il gioco dà la possibilità di assumere una varietà di droghe utilizzando un dispositivo collegato al braccio del personaggio”. “Tali droghe hanno sia effetti positivi sul personaggio, ma anche effetti negativi come cali di concentrazione o stato di dipendenza – argomentano le autorità – Tali sostanze sono anche rappresentate visivamente come icone del device raffiguranti siringhe, flaconi pieni di pillole, blister e una pipa simile a quelle utilizzate per il crack”. “La nostra opinione – sentenzia OFLC – è che tale rappresentazione figurativa renda le droghe del gioco molto simili a quelle del mondo reale”. Nel testo non si parla di violenza: viene piuttosto ribadito come il gioco inviti implicitamente il giocatore a fare uso di sostanze illecite e che ciò sia un motivo sufficiente a negare la classificazione. Una situazione analoga si era riscontrata nel recente passato con il già citato GTA: San Andreas in cui non furono violenza o armi a decretare la messa al bando del titolo: tale diniego era da attribuirsi alle numerose scene di sesso presenti nel gioco.
Insorgono i fan della serie, la notizia fa in breve il giro di blog e siti specializzati. Da più parti si contesta l’atteggiamento repressivo dell’ente australiano, reo di usare due pesi e due misure: “Nel gioco l’uso della morfina è in evidenza, così come lo è l’effetto sul protagonista: serve ad ignorare l’impatto dei danni subiti. Ma attenzione, lo stesso sistema non è già presente anche in Call of Cthulu per Xbox? Lo è ma OFLC lo ha classificato come MA 15+. Stesso discorso per Half-Life, classificato dall’ente con la stessa categoria” si legge su Kotaku Australia .
È proprio questo il punto dolente: in Australia si hanno per i videogiochi solo quattro livelli che ne determinano l’idoneità verso il pubblico. G (livello verde, adatto a tutti), PG ( Parental Guidance Recommended , meglio insieme ad un adulto), M ( Recommended for Mature audience , raccomandato per utenti maturi) e MA 15+ ( Not suitable for people under 15 , vietato ai minori di 15 anni). Tutto qui. Un sistema che tende sistematicamente a tagliare fuori quella considerevole fetta di pubblico adulto difficilmente influenzabile da un videogame.
Qualcosa in tal senso si è iniziato a muovere: dalle polemiche dei singoli utenti si è passati ad una piccola apertura di OFLC. La Standing Committee of Attorneys-General, l’organo che stabilisce le linee guida cui l’ente della censura australiano si attiene, ha smosso le acque vagliando la fattibilità dell’introduzione della tanto sospirata categoria R 18+ ( Restricted 18+ , riservata ai maggiorenni). Tra l’incredulità iniziale e lo scetticismo della lobby cristiana australiana ancora non c’è nulla di definito , si è nella fase di approccio, ma le aspettative sono molte. Come facilmente ipotizzabile, il divieto potrebbe portare gli utenti ad ottenere copie pirata del gioco, aggirando il blocco imposto in maniera illegale.
Vincenzo Gentile