Secondo i dati comunicati dalla Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali (FAPAV) il lockdown ha coinciso in Italia con una vera e propria impennata nella fruizione dei contenuti pirata. Quello che istintivamente si poteva asserire con una certa sicurezza, i numeri lo confermano ora nel report presentato dalla federazione:
Il periodo di lockdown a causa della pandemia ha fatto registrare una crescita del fenomeno illecito, portando l’incidenza della pirateria al 40% contro il 37% di tutto il 2019. È cresciuto anche l’utilizzo delle IPTV Pirata, dal 10% del 2019 si è passati al 19% nel bimestre “nero” del 2020. Vale la pena ricordare che durante il periodo di quarantena un italiano su due ha dedicato molto più tempo alla fruizione di contenuti audiovisivi e si stima che sia cresciuto dell’8% il numero di abbonati a piattaforme legali.
Più tempo (troppo tempo) a disposizione ha portato ad una maggior ricerca di contenuti e soprattutto alla ricerca di escamotage per aggirare i pagamenti e poter così godere di film e streaming senza dover investire in abbonamenti, noleggi o acquisti. Il lockdown, insomma, ha forzato una situazione che stava cercando di costruire nuovi equilibri sui quali ergere le nuove piattaforme di distribuzione.
Quello che chiede ora la FAPAV è un rafforzamento dei poteri in capo all’AGCOM, rinforzando un modello che l’Italia ha partorito negli anni passati e che ora i titolari di copyright vorrebbero puntellato da nuovi interventi. Alla vigilia di nuove chiusure che potrebbero determinare per il 2020 un vero e proprio buco nero nella lotta alla pirateria, insomma, la FAPAV mette le mani avanti preparando il terreno alle battaglie che saranno cavalcate nel 2021: per sconfiggere la pirateria servono contromisure più radicali e l’industria del copyright vede ancora una volta nell’AGCOM l’entità che ha la possibilità di spostare gli equilibri.