Si è reso protagonista di una vasta operazione ai danni di celebrità più o meno note sfruttando tecniche di phishing per accedere agli account su cui erano conservate immagini compromettenti, capaci di nutrire le cronache scandalistiche e di alimentare il sospetto sulla sicurezza dei servizi cloud di cui si servono tanto le star quanto i comuni cittadini: Ryan Collins, uno dei cracker noto per l’operazione ribattezzata Fappening , è stato condannato negli USA a 18 mesi di carcere.
Collins aveva scelto di collaborare con la giustizia dichiarandosi colpevole nel mese di maggio: fermato a seguito delle indagini dell’FBI, il 36enne della Pennsylvania aveva ammesso di aver guadagnato l’accesso a oltre 50 account iCloud e a 72 account Gmail tra il mese di novembre 2012 e il mese di settembre 2014 con l’intento di individuare informazioni e immagini che avrebbero potuto creare scandalo. Puntando agli account delle celebrità, aveva ottenuto la fiducia degli intestatari spacciandosi per un tecnico dell’assistenza dei rispettivi servizi, e chiedendo i dati di login.
L’ ingenuità delle vittime è stato l’ingrediente principale dell’azione di Collins: si è servito di software specifico solo per agevolare il download in blocco dei contenuti degli account e non ha sfruttato alcuna vulnerabilità delle piattaforme cloud, come inizialmente avevano ritenuto alcuni osservatori e come fin da principio era stato escluso da Apple per iCloud.
Il cracker è ora stato condannato a scontare 18 mesi di carcere per aver violato il Computer Fraud and Abuse Act ed aver effettuato accessi non autorizzati agli account delle vittime. Nessuna colpevolezza, invece, per quanto riguarda la diffusione delle immagini: non ci sono prove del fatto che Collins abbia contribuito a alla circolazione dei contenuti in Rete.
Nemmeno Edward Majerczyk, altro soggetto che si è consegnato alla giustizia nei mesi scorsi, è accusato dell’upload dei contenuti emersi nell’ambito dello scandalo del Fappening. Anche Majerczyk, in attesa di giudizio, rischia una condanna fino a 5 anni di carcere sulla base del CFAA.
Gaia Bottà