Milano – Anche secondo Fastweb le tariffe di terminazione applicate nel mercato italiano sono un problema. In un’intervista, l’amministratore delegato Stefano Parisi spiega come il Belpaese possa agguantare il treno della banda larga concentrando le risorse da investire là dove ce n’è realmente bisogno.
“Sulla fibra ottica – spiega Parisi al quotidiano Il Messaggero , che lo ha intervistato – l’Italia con Fastweb è il campione europeo, il primo per numero di abitazioni raggiunte direttamente dalla fibra: 2 milioni di case passate su 5 milioni complessivi. È a questi 2 milioni di potenziali clienti che offriremo entro fine anno Internet a 100 Mega”.
Lo sviluppo delle nuove reti in fibra è uno degli obiettivi dichiarati dell’alleanza industriale siglata con Telecom Italia : “Per la prima volta – commenta Parisi al riguardo – un operatore alternativo mette a disposizione dell’ex monopolista la propria rete. L’accordo è importante per Fastweb che si assicura una fonte di nuovi ricavi; per Telecom Italia che può accelerare l’avvio dei servizi a banda larga in fibra; e più in generale per il Paese perché può beneficiare della condivisione di asset strategici evitando sprechi e duplicazioni”.
L’evoluzione, però, passa per gli investimenti. Per la NGN sarebbero necessari dieci miliardi di euro e secondo Parisi questo è uno sforzo che il mercato potrebbe sostenere, a condizione che l’ Authority delle Comunicazioni si impegni ad orientare le risorse “là dove oggi devono essere fatti gli investimenti”. Per questo Parisi chiede al regolatore “una rivoluzione delle tariffe per la nuova rete”.
La strada che suggerisce è un cambiamento della logica delle politiche di regolazione: “Oggi in Italia soffriamo di una patologia: le tariffe di terminazione per gli operatori mobili garantiscono 4 miliardi di incassi l’anno contro i 600 milioni assicurati agli operatori fissi. La ragione? Le nostre tariffe coprono solo i costi mentre nel mobile la terminazione riconosciuta dall’Autorità per le comunicazioni incorpora una rendita pari a 3-4 volte il costo. E paradossalmente è una forbice destinata ad ampliarsi da qui al 2010. Ma mentre nel mobile il ciclo di investimenti è finito, oggi sono gli operatori fissi a dover affrontare un gigantesco programma di spesa per la rete di nuova generazione”.