Uno degli effetti collaterali dell’introduzione della Fattura Elettronica rischia di emergere con forza a partire dal 1 febbraio prossimo quando i gestori dei distributori di carburanti inizieranno a gestire in modo restrittivo il pieno dei titolari di Partita Iva. E il 6 febbraio, per questo stesso motivo, è stato proclamato altresì uno sciopero generale.
Il problema non è la Fattura Elettronica in sé, ma il corto circuito che ha generato. La conseguenza prima, infatti, è che è improvvisamente aumentato il numero di transazioni cashless, tramite carta di credito o tramite le apposite app (che si basano a loro volta su carta di credito). Questo passaggio, che dovrebbe essere teoricamente virtuoso per il sistema paese per tutta una serie di motivi, va invece a pesare sugli esercenti i quali battono ora cassa e chiedono un incontro con il Governo tramite i rispettivi sindacati.
Spiega la comunicazione diramata:
Il Ministero Economia e Finanza ha deciso di confiscare il rimborso che – dopo oltre 15 anni di trattative – il Governo aveva finalmente approvato con la precedente finanziaria in termini di credito d’imposta a favore dei Gestori, riconoscendo il maggiore livello di commissioni bancarie collegate alle transazioni con carte di credito, subito in ragione dello straordinario peso fiscale che grava sul prezzo dei carburanti.
Il problema ravvisato è pertanto anzitutto politico e affonda le radici nell’intervento del Ministero delle Finanze. Il rimborso reclamato agisce infatti nel seguente modo:
[…] al prezzo medio attuale della benzina (€/lt. 1,5 ca), ogni 100 euro di commissioni che il sistema bancario pretende dal Gestore, 66,59 euro sono generati dal tributo incassato dall’Erario, vale a dire proprio dal Mef che quindi più di qualunque altro soggetto dovrebbe sostenere e prudentemente difendere tale provvedimento.
Il fatto che circoli meno contante, in pratica, va a vantaggio di chi gestisce le transazioni e, in modo particolare, favorisce le entrate dello Stato a danno degli esercenti. Oltre il danno, la beffa: il rimborso che avrebbe dovuto arrivare si sarebbe in realtà fermato presso “il monopolista” Nexi, “che ha nel frattempo cominciato a raddoppiare il peso delle commissioni, senza che né il Mef, né l’Antitrust, trovassero niente da ridire, nonostante le ripetute sollecitazioni“.
Per gli esercenti la misura era insomma colma già anzitempo e la Fattura Elettronica ha semplicemente fatto traboccare il vaso. Si va quindi verso lo sciopero generale e verso una misura del tutto paradossale: “la fattura elettronica per i carburanti sarà emessa dai Gestori esclusivamente in caso di pagamento con bonifico anticipato o assegno circolare“.