Maggiore trasparenza e termini di servizio più chiari, in linea con quanto previsto dalle normative europee a tutela dei diritti dei consumatori. Questo il volere espresso ormai sette mesi fa da Věra Jourová, Commissario Europeo per la Giustizia, con un ordine rivolto alle più importanti realtà del mondo hi-tech e online. Qualcuno si è attivato per un adeguamento, altri a quanto pare ancora no.
Facebook e Twitter in ritardo
In questa seconda categoria rientra Facebook, che potrebbe dunque pagare a caro prezzo il mancato recepimento della direttiva. Troppo esigui i progressi compiuti sul tema dal social network in blu, che non avrebbe mostrato sufficiente volontà ad accogliere le imposizioni di Bruxelles. La vicenda potrebbe concludersi con una sanzione emessa nei confronti dell’azienda di Menlo Park.
La posizione ufficiale delle Commissione Europea sul tema è chiara: c’è tempo fino a fine anno per intervenire, dopodiché scatterà l’ammenda. Una fonte ritenuta vicina a Jourová aveva riferito ieri a Reuters che “Ci sono solo limitati progressi e questa situazione si è protratta troppo a lungo”. È la stessa Commissaria a intervenire oggi togliendo ogni dubbio.
Se non vedremo progressi, ci saranno sanzioni. È piuttosto chiaro. Non possiamo negoziare per sempre, dobbiamo vedere i risultati.
A finire sotto la lente d’ingrandimento sono soprattutto le modalità con le quali Facebook informa gli utenti in merito alla rimozione dei contenuti pubblicati. Il gruppo di Zuckerberg ha già in più d’un occasione ribadito di aver esaminato la questione insieme alle autorità europee, al fine di intervenire sui termini di servizio e di garantire un maggiore livello di trasparenza. Ecco quanto si legge in un comunicato.
Abbiamo aggiornato i termini di servizio nel mese di maggio, includendo la maggior parte delle richieste proposte dal Consumer Protection Cooperation Network e dalla Commissione Europea. I nostri termini ora sono molto più chiari in merito a ciò che si può e non si può fare su Facebook e sulle opzioni offerte agli utenti.
Dovrà fare di più, così come Twitter, altra realtà chiamata a mettere in atto le misure richieste.
Airbnb e Google sono ok
Se il social network rischia una multa, c’è chi invece si è attivato per tempo al fine di adeguarsi a quanto voluto da Bruxelles. È il caso di Airbnb, a cui è stato chiesto di modificare alcune dinamiche legate alle modalità di ricerca e prenotazione degli alloggi. In particolare, la Commissione Europea ha imposto di mettere nero su bianco se l’host è un privato cittadino oppure se si tratta di un operatore professionale del settore, rendendo inoltre accessibili informazioni più dettagliate sui prezzi praticati, incluse le tasse extra da versare all’atto del pagamento. La piattaforma ha impiegato circa tre mesi per apportare le modifiche richieste.
Questa è una buona notizia per i consumatori, che beneficeranno ad esempio di una maggiore trasparenza sui prezzi e della possibilità di confrontare in modo diretto le offerte.
Anche Google si è messa fin da subito al lavoro per recepire le direttive del febbraio scorso, come sottolineato da Jourová.