C’è anche l’FBI tra coloro che stanno cercando di fare chiarezza a proposito di quanto accaduto nella tarda serata di mercoledì, quando Twitter ha subito il più grave attacco della sua storia. La piattaforma è stata bucata da responsabili ancora non accertati (anche se un’ipotesi è stata formulata) intenzionati a sfruttare la popolarità di alcuni account illustri per raggirare i loro follower con una truffa basata sull’invio di Bitcoin.
Attacco a Twitter: 130 account colpiti, l’FBI sul caso
Circa 130 account compromessi stando a quanto reso noto dal social network. Tra questi Elon Musk, Bill Gates, Jeff Bezos, Barack Obama, Joe Biden, Kanye West e Mike Bloomberg, ma anche aziende come Apple, Uber, Coinbase e Gemini.
Sulla base di quanto sappiamo al momento, crediamo che all’incirca 130 account sono stati presi di mira da chi ha eseguito l’attacco come parte dell’incidente. Per un piccolo gruppo di questi i responsabili sono stati in grado di prendere il controllo dei profili e inviare tweet.
Based on what we know right now, we believe approximately 130 accounts were targeted by the attackers in some way as part of the incident. For a small subset of these accounts, the attackers were able to gain control of the accounts and then send Tweets from those accounts.
— Twitter Support (@TwitterSupport) July 17, 2020
Qui sotto il post comparso sul profilo di Joe Biden, sfidante democratico di Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca, che descrive la possibilità di ricevere il doppio della somma versata in criptovaluta. Si stima che le vittime del raggiro abbiano inviato l’equivalente di oltre 100.000 dollari in poche ore.
Twitter è tra le altre cose la piattaforma prediletta dall’attuale Presidente USA per la sua comunicazione agli americani fin dall’elezione di quattro anni fa, nonostante alcune tensioni emerse di recente. Considerando come la campagna elettorale in vista dell’appuntamento con le urne in autunno si stia svolgendo prevalentemente online per ragioni legate alla crisi sanitaria, quanto accaduto mette in luce le vulnerabilità di quello che può essere definito il social più importante nell’interazione tra il mondo della politica d’oltreoceano e coloro che tra pochi mesi saranno chiamati a confermare il tycoon alla scrivania dello Studio Ovale oppure a nominare il suo successore.