L’hanno chiamata Operazione Bot Roast II e stavolta ha varcato l’oceano: l’FBI continua a fare pressione sui cattivoni delle botnet , e fino a questo momento ne ha mandati dentro almeno otto. Uno in particolare, il 21enne Ryan Brett Goldstein, sarebbe il complice del genietto neozelandese arrestato e poi rilasciato interrogato la scorsa settimana nel suo paese.
Questa volta, poi, si parla chiaramente di denaro: ci sarebbero in ballo transazioni per oltre 13 milioni di euro , soldi ottenuti illecitamente sottraendoli ai conti correnti di sprovveduti navigatori cascati nel vecchio trucco del keylogger . Ma gli investigatori sostengono di essere riusciti anche a scovare i mandanti di truffe milionarie, legate al phishing e alla vendita di dati personali.
Per il direttore dell’FBI, Robert Mueller, gli arresti sottolineano la minaccia crescente delle reti di PC zombie : “L’operazione Bot Roast II ha rivelato la mutevole e complessa natura dei crimini commessi attraverso le botnet”. Crimini dunque in aumento , ma Mueller assicura che l’FBI continuerà a “cercare i responsabili” che minacciano la tranquillità dei navigatori.
L’ anello debole per i federali restano i netizen : “Il problema è che c’è un sacco di gente che si compra un computer e lo collega ad Internet, senza la minima idea di cosa sia sicuro e cosa non lo sia” spiega Paul Bresson, portavoce del bureau . Eppure le risorse online per informarsi sui rischi , gratis, non mancano: “Cerchiamo di incoraggiare il pubblico ad installare antivirus e firewall: è qualcosa che dovrebbe fare chiunque possieda un computer”.
Sul sito dell’FBI tutti i nomi e i dettagli sui coinvolti in Bot Roast II .
Luca Annunziata