FBI, quel server non spiffera

FBI, quel server non spiffera

Un server anonimizzatore sequestrato nell'ambito di un'indagine anti-terrorismo non fornirà i dati di cui l'FBI è a caccia. In compenso il sequestro mette a rischio la libertà di espressione dei gruppi dissidenti
Un server anonimizzatore sequestrato nell'ambito di un'indagine anti-terrorismo non fornirà i dati di cui l'FBI è a caccia. In compenso il sequestro mette a rischio la libertà di espressione dei gruppi dissidenti

Se l’FBI spera di trovare indirizzi email e altri informazioni sensibili sul nostro server, dice Riseup Networks , si prepari a una brutta sorpresa: il sistema sequestrato nell’ambito di un’indagine anti-terrorismo è pensato appositamente per salvaguardare la privacy, non salva log ed è quindi inutile ai fini della succitata indagine.

I federali statunitensi sono intervenuti sul server condiviso da Riseup Networks e May First/People Link investigando su svariate minacce di attacchi bombaroli all’Università di Pittsburgh: il sistema è configurato con il software di remailing Mixmaster, ed è quindi in grado di mascherare la fonte e il percorso della posta reindirizzata. E non salva log.

Sequestrando il server con Mixmaster, dice Riseup, l’FBI ha tolto uno strumento di espressione prezioso agli altri 300 account email presenti e riconducibili a gruppi femministi, attivisti gay, community di vario tipo.

Il sequestro del server è “chiaramente di una sanzione extra-giudziaria e un attacco alla libera espressione e all’anonimato in rete”, dice Riseup, e l’FBI si comporta come se avesse bisogno di dimostrare la presunta solerzia con cui affronta il caso – anche se a conti fatti i risultati starebbero sempre e comunque a zero.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
23 apr 2012
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