Ci aveva inizialmente provato un gruppo di esperti, assoldato dalle forze di polizia brasiliane. Ma lo sforzo si era trasformato molto presto in un nulla di fatto. Alle autorità verdeoro non era rimasta che una telefonata, agli agenti del Federal Bureau of Investigation (FBI). Ma – non senza un certo stupore – nemmeno gli esperti federali sembrano essere riusciti a scardinare i codici a protezione di cinque hard disk , sequestrati a Rio de Janeiro ormai due anni fa. Nel 2008, l’obiettivo dell’ Operation Satyagraha era quello di portare all’arresto del banchiere brasiliano Daniel Dantas.
Dantas era infatti il principale indiziato all’interno di una grossa rete criminosa specializzata in frodi finanziarie. Alla fine, le operazioni della polizia di Rio de Janeiro erano andate a buon fine, portando al sequestro di prove apparentemente inconfutabili. Prove tuttavia contenute in cinque hard disk, tutti protetti da un algoritmo di cifratura .
Che ovviamente lo stesso Dantas ha rifiutato di sbrogliare, dal momento che in terra brasiliana non esiste attualmente una legge che lo obblighi a consegnare le password a protezione dei dispositivi. Una vera e propria grana, sia per le autorità locali che per il National Institute of Criminology (INC) statunitense.
E quindi i dispositivi erano passati nelle mani dell’FBI , che aveva iniziato a sfruttare un meccanismo chiamato dictionary , ovvero un sistema computerizzato che testa varie combinazioni di password a partire da dati noti, tra cui quelli forniti dalla stessa polizia. Risultato? Un intera squadra a brancolare nel buio.
Mauro Vecchio