La risposta di FCA alle domande sulla guida autonoma ha ora un nome: Aurora è il nuovo partner del gruppo negli USA per cercare di intraprendere con maggior radicalità il percorso verso un nuovo tipo di mobilità. Si tratta di una risposta ancora parziale, forse, ma sicuramente di un passo atteso e necessario dopo i troppi “stop&go” dei mesi passati.
Chi si chiedeva cosa avrebbe potuto fare FIAT Chrysler Automobiles per stare al passo con gli investimenti della concorrenza è stato deluso almeno due volte in poco tempo. Dapprima è arrivata la cessione di Magneti Marelli, quello che sembrava poter essere il tesoretto di casa FCA nell’ambito degli accumulatori e della tecnologia per le self-driving car; da poco è inoltre arrivato il diniego di Renault alla fusione, azione che avrebbe consentito di salire ad una nuova dimensione alzando notevolmente le capacità di investimento e di R&D del gruppo.
FCA, partnership con Aurora
Il nuovo partner FCA si era già fatto notare anzitempo per una operazione dal grande valore strategico, avendo recentemente acquisito la produttrice del sistema Lidar, la Blackmore. L’apparentamento con FCA tramite Memorandum of Understanding è finalizzato allo sviluppo di un sistema di guida autonoma sui veicoli commerciali, sia della serie RAM che della serie Fiat Professional.
Sensori, piattaforma (“Aurora Driver”), software e tutto il resto saranno forniti da Aurora (startup con sede a Palo Alto, di grande spessore nel comparto), quindi la logica FCA è quella di una sperimentazione con tecnologia in essere per valutare solo in un secondo momento come e se integrare all’intero della propria filiera proprietaria tutto quanto necessario per lo sviluppo nativo di auto con tale grado di innovazione a bordo.
Le parti non hanno divulgato alcun dettaglio tecnico sulle fasi di sviluppo, né sono al momento noti i dettagli economici sull’accordo. Scarne anche le dichiarazioni del CEO Mike Manley, il quale ha semplicemente plaudito alla capacità di FCA di stringere una partnership con una startup che in mano ha un valido pacchetto di soluzioni per poter portare il proprio gruppo laddove i piani di sviluppo indicano: “continueremo a lavorare con partner strategici per perseguire le aspettative degli utenti all’interno di un’industria in rapido cambiamento“.
Dietro ad Aurora ci sono nomi dallo spessore non certo indifferente: il co-fondatore Chris Urmson proviene dai primi esperimenti Google con le self-driving car, tra i maggiori finanziatori figura Amazon ed ai vertici del gruppo figura anche quel Sterling Anderson già parte dei gruppi Uber e Tesla. In Aurora, insomma, sono confluite gran parte delle potenzialità che il comparto ha sviluppato in questi anni di grande ricerca, portando infine a questo accordo con il quale FCA spera di entrare nel settore delle auto a guida autonoma passando dal vialone principale. Non si tratta ancora di un passo verso i tessuti urbani, dove il tasso di complessità ed il numero delle variabili sono estremamente più alte, ma i veicoli commerciali possono essere l’ambito che con maggior probabilità porterà ad una più immediata monetizzazione e ad una più solida possibilità di perseguire ulteriormente ricerca e sviluppo.
Una mossa apparentemente ben calibrata, insomma, che FCA porterà avanti a partire dagli USA.