Ajit Pai, neoeletto presidente della Federal Communication Commission (FCC) voluto da Trump per imprimere una svolta alla commissione che vigila sulle telecomunicazioni, è tornato a parlare di Net Neutrality. O meglio, della fine della neutralità della rete . Il 18 maggio la FCC esprimerà il suo voto su una nuova proposta volta a “cancellare l’errore del Titolo II”, come affermato dallo stesso Pai, “per tornare al più leggero regolamento che per tanti anni ha ben servito la nostra nazione durante le presidenze Clinton e Bush”.
Le regole volute dall’amministrazione Obama e supportate dal precedente presidente della FCC Tom Wheeler come uno dei cardini dell’Open Internet, sono osteggiate da Ajit Pai fin da prima della sua nomina al vertice FCC e proprio questa sua posizione sembra avergli fatto guadagnare l’investitura da parte del Presidente Trump: subito dopo la vittoria elettorale del tycoon, Pai scriveva in una lettera aperta al neoeletto Presidente USA come fosse necessario adoperarsi per lo smantellamento della net neutrality e si era inoltre distinto per il voto contrario a una normativa mirata a impedire agli ISP di condividere informazioni degli utenti (come l’utilizzo di dati e la cronologia di navigazione) senza esplicito consenso da parte degli stessi.
Appena Pai ha cercato di muovere i primi passi in direzione della nuova rotta si sono fatte sentire le grandi società di comunicazione che, in particolare attraverso Internet Association (IA) (che raccoglie, tra le altre, Amazon, eBay, Facebook, Google, Microsoft, Netflix, PayPal, Reddit e Spotify), hanno fatto sapere di essere pronte a difendere strenuamente le regole della net neutrality, base della libertà e del corretto funzionamento di Internet. Ad esse si sono unite in questi giorni 800 startup che riferiscono che senza la net neutrality spariranno anche loro : niente, infatti, impedirà ai grandi operatori presenti sul mercato di impedire l’ingresso ai piccoli fornitori di servizi omologhi ai lori.
Nonostante tale opposizione il nuovo corso della FCC è proseguito, e una prima svolta ai danni della tutela dei dati degli utenti in mano agli ISP vi è già stata con la votazione al Senato degli Stati Uniti che ha disapprovato “il regolamento adottato dalla FCC relativo alla Protezione della Privacy degli Utenti delle telco e degli altri servizi di telecomunicazione e pertanto esso non deve avere forza ed effetto”, colpevoli di colpire in maniera ingiustificata gli Internet Service Provider , impedendogli di trasformare le informazioni personali in dati utili per l’advertising targettizzato o per altri fini profittevoli, come invece possono fare aziende come Google e Facebook.
Ora sembra invece giunta l’ora della net neutrality: Pat ha annunciato a Washington che presenterà il prossimo mese una proposta che metterà fine, entro l’anno, alle regole della Net Neutrality . La bozza del documento, già disponibile in consultazione pubblica, parte dallo smontare i principi che equiparano i fornitori di connessione a carrier, considerando Internet un servizio pubblico in quanto tale sottoposto alle regole che governano le compagnie telefoniche.
Non solo: anticipando le sue motivazioni Pai ha deriso quelle che “presumibilmente verranno adottate dai sostenitori della neutralità della rete”, definite una bugia “per cui non c’è bisogno di essere legislatori o avvocati, ma solo persone dotate di memoria per comprenderlo”. Ha poi attaccato direttamente e personalmente alcuni dei sostenitori di tali normative, tra cui il cofondatore di Free Press, definito un “socialista” con interessi personali e che vuole “distruggere il capitalismo”.
Claudio Tamburrino