Federpubblicità sulla Web Tax: iniqua, ingiusta e sbagliata

Federpubblicità sulla Web Tax: iniqua, ingiusta e sbagliata

La nuova Web Tax, se confermata nella forma intravista con la bozza, metterà in difficoltà il settore: la posizione di Federpubblicità.
Federpubblicità sulla Web Tax: iniqua, ingiusta e sbagliata
La nuova Web Tax, se confermata nella forma intravista con la bozza, metterà in difficoltà il settore: la posizione di Federpubblicità.

Una misura iniqua, ingiusta e sbagliata. Sono questi gli aggettivi scelti da Claudio Varetto, presidente di Federpubblicità, per definire la revisione della Web Tax che, se confermata, rischierebbe di affossare il settore digitale nella sua interezza. Una visione già condivisa, tra gli altri, da Netcomm.

La stoccata di Federpubblicità alla nuova Web Tax

Il numero uno dell’organizzazione di Confesercenti, che riunisce gli operatori pubblicitari, non ha usato mezzi termini per commentare la proposta del governo. È contenuta nella bozza della legge di bilancio e prevederebbe di  estendere a tutte le aziende dell’industria l’applicazione dell’imposta al 3% sui ricavi (e non sugli utili), senza più tener conto del volume del business e dei profitti generati. Insomma, una potenziale mazzata per le PMI e le startup, equiparate in questo modo ai colossi internazionali del mondo online come Google e Meta.

Varetto sottolinea che non si tratta di una tassa sull’e-commerce, come la maggior parte pensa, ma destinata a colpire i servizi digitali e la pubblicità online, quest’ultima oggi fondamentale per il sostentamento di chi opera nell’ambito dell’editoria.

A fare le spese di un eventuale allargamento sarebbe anche il popolo delle partite IVA, che spesso vive di collaborazioni, con modalità nelle quali le dinamiche freelance si confondono con il precariato. Di seguito un estratto dall’intervento integrale di Varetto.

La nuova manovra, togliendo le soglie di fatturato, estende così la tassa a tutto il mercato italiano digitale, fatto di piccole aziende, molte piccolissime, anche molte partite IVA individuali, che già sono gravate attualmente da molte imposte, essendo residenti in Italia.

Insomma, un colpo di grazia per molti, se non tutti, dalle società più strutturate che creano valore puntando e investendo sull’innovazione ai singoli che di certo nulla hanno a che fare con le Big Tech, con buona pace dei proclami sulla competitività e sull’importanza del digitale.

L’iter in Parlamento, possibile dietrofront

Nei palazzi della politica, qualcuno sembra aver ascoltato il coro di proteste sollevato in seguito alla pubblicazione della bozza. Il settore spera in un ripensamento, o quantomeno in una revisione, prima dell’approvazione finale e della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Sono giunti segnali rassicuranti su questo fronte, anche se nulla è ancora stato messo nero su bianco in forma definitiva. Al vaglio c’è anche il forte incremento della tassazione per le plusvalenze da criptovalute.

Fonte: Confesercenti
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Pubblicato il
30 ott 2024
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