Con circa due settimane di ritardo rispetto alla tabellina di marcia annunciata pochi mesi or sono, Fedora Project ha rilasciato la versione finale di Fedora 11, nuova major release della celebre distribuzione Linux sponsorizzata da Red Hat.
Chiamata in codice Leonidas , Fedora 11 è la prima distribuzione di una certa caratura ad aver dato piena fiducia a ext4 , adottandolo come filesystem predefinito al posto della precedente versione 3. Gli sviluppatori di Fedora ritengono che ext4 abbia ormai raggiunto un sufficiente livello di maturità, e sia dunque pronto per essere utilizzato anche in ambienti di produzione.
Rispetto alla precedente versione, Ext4 supporta volumi e file più grandi, rispettivamente fino a 1024 PB e 16 TB, e fornisce funzionalità ispirate a celebri filesystem come ZFS e XFS: una su tutte l’allocazione ritardata, accreditata di ridurre la frammentazione e di incrementare le performance.
“Il filesystem ext4 è un aggiornamento significativo, con una progettazione migliore, migliori prestazioni e affidabilità, il supporto per dischi più grandi, controlli di integrità e ricerca di file più rapidi”, si legge nelle note di rilascio del sistema operativo.
Come altri progetti rivali, anche quello di Fedora si è focalizzato nel ridurre i tempi di avvio della propria distribuzione: in condizioni ideali questi possono ora scendere a circa 20 secondi, rendendo Fedora maggiormente adatta per l’impiego su netbook e altri device mobili.
In Fedora 11 è stato poi ampliato il supporto alle schede grafiche capaci di sfruttare la tecnica nota come Kernel ModeSetting ( KMS ), che sposta alcune porzioni del codice dei driver grafici dallo userspace (X.Org) al kernelspace: ciò si dovrebbe tradurre in minori tempi di avvio, in processi di sospensione e ripristino più affidabili e in transizioni grafiche più fluide.
Se l’implementazione di KMS inclusa in Fedora 10 supportava solo pochi modelli di GPU AMD, la nuova versione è ora compatibile con diversi chip grafici di Nvidia e Intel e con un maggior numero di GPU AMD.
Gli sviluppatori di Fedora hanno poi esteso le funzionalità di PackageKit , un gestore di pacchetti introdotto in Fedora 9 che, nella scorsa edizione del sistema operativo, si è arricchito della funzione di installazione automatica dei codec multimediali. In Fedora 11 PackageKit estende queste funzionalità con l’abilità di installare automaticamente i caratteri necessari per la visualizzazione e la modifica dei documenti e, là dove necessario, gli header mime-type. In futuro gli sviluppatori prevedono di aggiungere altresì il supporto all’installazione automatica delle applicazioni.
Per quanto riguarda la gestione dei pacchetti vale la pena citare anche l’introduzione di Presto , un plugin per yum che, quando possibile, permette di aggiornare il software installato nel sistema scaricando solo le differenze tra il vecchio e il nuovo pacchetto: secondo il team di Fedora, questo sistema può ridurre la dimensione degli update del 60-80 per cento.
Presto va scaricato manualmente con il comando yum install yum-presto , e con qualche procedimento in più può essere installato anche su alcune delle precedenti versioni di Fedora.
Fedora 11 migliora anche il supporto integrato alla virtualizzazione, e in modo particolare la procedura guidata per la creazione di nuove macchine virtuali (Virtual Machine Creation Wizard), ora capace di supportare un maggior numero di componenti hardware e di semplificare il deployng delle virtual machine. Queste ultime possono ora avvalersi della tecnologia di sicurezza S-Vert, che altro non è se non un container Security-Enhanced (SE) Linux per i guest virtuali.
Tra i pacchetti aggiornati inclusi in Fedora 11 vi sono GCC 4.4, KDE 4.2.2, GNOME 2.26.1, kernel Linux 2.6.29-4, Netbeans 6.5, OpenOffice 3.1.0, Python 2.6, Xfce 4.6 e X.Org 1.6.
Le altre principali novità di Fedora 11 sono elencate nelle note di rilascio linkate in precedenza o, più nel dettaglio, in questa pagina . Le immagini del sistema operativo possono essere scaricate seguendo i link riportati qui .
Alessandro Del Rosso