Femtocelle, AT&T ci prova

Femtocelle, AT&T ci prova

Anche il primo fornitore di accesso mobile degli USA è pronto a lanciare la sua offerta. La conferma definitiva del valore delle stazioni casalinghe?
Anche il primo fornitore di accesso mobile degli USA è pronto a lanciare la sua offerta. La conferma definitiva del valore delle stazioni casalinghe?

Questione di settimane, forse di giorni, e poi i clienti AT&T stressati dalla mancanza di segnale 3G in casa propria potranno finalmente chiacchierare in santa pace tra le mura domestiche. Merito della femtocella che installeranno accanto a una finestra e collegata al modem a banda larga che utilizzano normalmente per navigare: una novità per AT&T ma non per il mercato USA in generale, che vede già due player impegnati a piazzare ripetitori in miniatura nei salotti dei propri clienti.

Prima di AT&T, infatti, già Sprint e Verizon avevano iniziato a offrire alla propria clientela le femtocelle, ma con modalità differenti: nel caso della prima si paga una quota d’ingresso di 99 dollari oltre a un abbonamento mensile (15 dollari) per avere l’apparecchio a casa e poter chiamare senza limiti quando si è coperti dalla cella locale. Verizon, invece, propone la femtocella in vendita a 249 dollari: si arriva a casa, la si accende e non ci si pensa più, nel senso che i costi per chiamare saranno gli stessi che altrove. Per il momento non è dato sapere quale approccio seguirà AT&T , che potrebbe anche optare per una via di mezzo tra le due opzioni.

A differenza delle reti degli altri due provider, però, che sono WCDMA, quella di AT&T è una rete 3G declinata secondo lo standard GSM. La differenza, ai fini pratici, è che il segnale emesso dalle femtocelle di Verizon e Sprint è semplicemente un segnale 2G buono per parlare (niente EVDO): le MicroCell di AT&T saranno invece dei veri e propri antennini di terza generazione in grado di garantire segnale mobile a banda larga per il cellulare a casa del cliente (pleonastico se il router e il telefonino che si possiedono sono dotati di WiFi, interessante in qualche altro caso).

Da qui la necessità di piazzare l’apparecchio vicino alla finestra, per consentire all’ antenna GPS interna di funzionare: il provider vuole essere certo che il servizio venga utilizzato entro i confini degli USA, onde evitare che qualcuno possa sfruttarne le potenzialità all’estero evitando di pagare costose bollette per il roaming, e anche per non correre il rischio di fornire un servizio per il quale non si detenga regolare licenza in una nazione straniera.

In ogni caso, l’introduzione delle femtocelle si va affermando negli USA come la soluzione per ovviare alla scarsa qualità del segnale delle reti all’interno dei palazzi. Alcune stime indicano che AT&T punterebbe a distribuire qualcosa come 7 milioni di questi apparecchi entro 18-24 mesi, che sommati a quelli dei concorrenti dovrebbero giungere a quota 12 milioni a fronte di un potenziale bacino di utenti interessati che supera i 30 milioni.

L’ultimo operatore mobile che agisce negli USA, la tedesca T-Mobile , ha invece scelto un approccio differente: avendo già molti hot-spot WiFi in zone chiave della nazione (aeroporti, centri congressi, centri commerciali), il provider ha scelto di implementare un protocollo particolare denominato UMA ( Unlicensed Mobile Access ) che consente di veicolare le chiamate vocali sulle reti wireless. Un approccio interessante e senz’altro risparmioso, con un solo fondamentale rovescio della medaglia: non tutti i cellulari riescono a funzionare alla perfezione sotto questa copertura, e a volte chiamare con un terminale datato o semplicemente non compatibile risulta nei fatti impossibile.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
9 feb 2009
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