Roma – Nonostante il dibattito sul web 2.0 sia tutt’altro che concluso, nella discussione entrano già i nuovi orizzonti del futuro della rete. Negli ultimi anni l’invasione delle reti sociali ha contribuito a far evolvere la struttura e l’utilizzo di Internet, provocando uno scossone nel mercato dell’informazione digitale. Oggi, benché il processo continui il suo sviluppo, sono in molti a preannunciare un nuovo balzo in avanti . Che il web 3.0 sia davvero alle porte? Sono in molti a tentare di scoprirlo.
Dopo aver telefonato a mezzo mondo con Skype, diffuso video virali con YouTube e scambiato migliaia di contatti grazie a Facebook e MySpace, ci si stava abituando alla seconda vita del web. Ma ora, sebbene le possibilità da esplorare siano ancora molte, sembrerebbe che un nuovo ciclo sia destinato a spianare la strada verso una terza fase dell’innovazione.
A onor del vero, il concetto di web 2.0 non è mai stato definito in senso stretto ed è tuttora in cerca di una collocazione universale che ne riassuma una volta per tutte anche gli aspetti più controversi. Se da un lato non c’è navigatore che non sappia ricondurre al 2.0 caratteristiche essenziali come la generazione dei contenuti e la condivisione delle informazioni da parte degli utenti, è anche vero che persino autorevoli esponenti del settore contribuiscano a rendere incerto o peggio ancora, fumoso, l’attuale paradigma del web.
Nei giorni scorsi un interessante articolo apparso sulle pagine di Resourceful Idiot ha cercato di far luce sull’evoluzione di Internet, confrontando le diverse epoche attraversate dalla rete. A differenza delle prime due, quella individuata con la sigla web 3.0 si tradurrebbe in una continua e produttiva integrazione dei dati presenti in Internet.
Se la prima fase ha reso possibile la digitalizzazione dei dati e la conseguente pubblicazione di materiale testuale, musicale e video, la seconda è stata caratterizzata dalla condivisione di questo enorme quantitativo di contenuti. Secondo alcuni, ciò si sarebbe verificato attraverso due approcci : il primo e più evidente, alimentato dalla proliferazione dei più famosi social network, che come Facebook, hanno contribuito a generare community attive di utenti. Il secondo approccio riguarderebbe invece lo sviluppo e l”utilizzo di servizi web e delle loro tecnologie, come REST e SOAP .
Questi servizi hanno permesso di integrare dati tra siti diversi attraverso le API, un po’ come già visto con Flickr e Amazon. Inoltre, la rinascita del web avrebbe prodotto alcuni elementi tipici del nuovo movimento, come ad esempio i feed RSS/Atom . Insomma, dopo aver archiviato un’enorme mole di materiale e averla diffusa grazie alle API e ai social network, il prossimo step potrebbe dirigersi verso la manipolazione intelligente dei contenuti. Le applicazioni del web 3.0 permetteranno di intervenire in modo originale creando qualcosa di innovativo rispetto al materiale originario. Internet come una gigantesca piattaforma?
Alessandro Lucarelli