L’affair Ferragni/Balocco è già stato sviscerato pressappoco in ogni suo risvolto. A volte con senno, spesso con semplice moltiplicazione di quel rumore di fondo nel quale gli influencer sguazzano e prosperano, più o meno sempre senza far altro che traslare il tema di bolla in bolla sotto quell’effetto “echo chamber” che ha reso il problema improvvisamente urgente ed universale.
Ma la storia urgente e universale già si sta spegnendo nel giro di poche ore, as usual, con qualche colpo di coda (lunga) e fior di analisti che contano con l’abaco i follower persi, le tute vendute, le view registrate e le reaction in archivio. Numeri nei quali specchiare un caleidoscopico modo di guardare una vicenda che dice molto poco di loro e dice invece molto di tutti noi.
Marketing e beneficienza
Del resto è chiaro a tutti cosa Ferragni e Balocco intendessero fare. Beneficienza? Quella si fa in silenzio, lontano dalle telecamere. Se si crea una iniziativa simile in co-branding con l’influencer di turno è perché si sfrutta il veterobuonismo del Natale per vendere qualche prodotto di più e (nella logica del colpo al cerchio e uno alla botte) magari anche dare una sverniciata al brand. Al di là di chi fa finta di non saperlo, e tralasciando per un momento gli effetti giuridici che hanno portato ad una sanzione e ora ad ulteriori indagini fiscali, questo è: marketing vestito da beneficienza. Peccato mortale? Giammai: l’importante è non prendere per il naso l’utente. L’importante è che Babbo Natale non ti rubi il portafoglio, del resto, dopodiché siamo tutti pronti a far finta di crederci mentre suona le campanelline al supermercato e noi sorridiamo.
Questo, invece, è successo: parola dell’antitrust (e non è la prima volta). Chiara Ferragni ha dimostrato maestria nel tentare di riprendere il filo della comunicazione, orchestrando una risposta ad hoc che però si è dimostrata oltremodo debole: anche il miglior influencer si trova in difficoltà quando i suoi messaggi camminano sulla cattiva reputazione, ma un influencer che non può padroneggiare il canale è un re nudo che passeggia mentre il popolo sghignazza. Presentandosi peraltro in video con espressioni facciali che ispirerebbero una nuova serie intera di “Lie to me” per un rilancio di Tim Roth nei panni di Cal Lightman.
Balocco si è dimostrata per contro impreparata e fragile, in parte colta alla sprovvista ed in parte disarmata in questo suo ingenuo lasciarsi portare in braccio dall’influencer – senza aver ragionato sui pericoli derivanti dall’inciampo. L’azienda rischia di essere quella che paga le peggiori conseguenze da questa vicenda, ma più per ignavia che non per dolo.
Una perfetta storia di Natale
Cosa resta di questa storia? Molti pandori #pinkchristmas invenduti, un’azienda che ora teme ripercussioni sulle vendite (e sulla propria forza lavoro, a distanza di poco più di un anno dalla tragica scomparsa del suo amministratore delegato), un’influencer che si piange addosso supportata dalle consolazioni della claque.
Ma forse non è un caso se una vicenda simile sia esplosa proprio in questo periodo: è o non è, del resto, la migliore storia di Natale che potesse esserci nel 2023? Il “Canto di Natale” sarebbe forse stato scritto esattamente così, se solo fosse stato pensato due secoli dopo. C’è tutto: la perdita dei valori; la falsità del superficiale; l’idea del vil danaro come unico motore del tempo e delle cose; un calpestato e derelitto senso della morale; la mercificazione e lo svilimento delle relazioni.
Ma poi, come per magia, ecco che arriva il Natale: rimette ordine nel caos, punisce i “cattivi” con un soffio del destino e suggerisce il bene come nuova via di redenzione. In questa rinnovata novella, il finale vede Safilo ritirare la propria collaborazione con l’influencer disperata e tutti gli sponsor andare alla chetichella a cercare qualcuno che faccia realmente del bene, per sposarne le iniziative e diventare davvero tutti più buoni. L’immaginario sfuma mentre la neve cancella le cattive influenze e rende tutto più bianco, più morbido, più buono: come un pandoro di quelli profumati.
Perché questo è il vero spirito del Natale. Questo è il suo vero sapore. Lo dice anche il signor Balocco: “A Natale, fate i buoni!”
Buon Natale!
ps. Poi il Natale finisce. Arriverà un nuovo reel con un nuovo abito griffato ed i follower torneranno a inseguire il piffero magico. Perché la storia si ripete: rinasce ad ogni primavera, muore in ogni inverno e poi ha bisogno del Natale per ritrovare un senso e un filo logico.