Quando vennero presentate, sembravano una novità profondamente intrisa di tecnologia per applicare il meglio dell’innovazione alle nuove esigenze che la pandemia presentava. Il “Project Hazel” faceva nascere così le Razer Zephyr, mascherine che dovevano unire la miglior protezione contro il Coronavirus alle esigenze di dialogo, lavoro e interazione che le persone avrebbero avuto durante i mesi di una pandemia che ancora non si sapeva come avrebbe potuto evolvere.
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Quel che si scopre ora è però che dietro tutta quella tecnologia c’era un problema oltremodo grave: quella che doveva essere una mascherina di protezione N95 non lo è in realtà mai stata.
Razer, le N95 che non lo erano
L’idea era quella di creare un vero e proprio microclima ideale nel quale la respirazione sarebbe stata filtrata e controllata, così da rendere sicura l’esperienza e piacevole l’uso della mascherina durante le proprie attività. Non soltanto uno strumento passivo, insomma, ma una difesa attiva empia di promesse. Quel che PCMag ha segnalato, tuttavia, è il fatto che le certificazioni non fossero esattamente corrispondenti e che qualcosa non tornava.
La presentazione avvenne al CES 2021 e si parlava di un vero e proprio purificatore d’aria portatile: l’utilizzo di filtri di grado N95 (equipollenti alle FFP2) era fortemente sbandierato nelle schede tecniche, facendo immaginare che fosse proprio questo il grado di protezione garantito.
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Ma così non era: certificazioni complessive per il prodotto non ve ne sono state e l’esasperazione dell’etichetta “N95” sarebbe frutto di una piroetta del marketing. Razer ha ora rimosso tale indicazione, togliendo ogni dubbio sulla reale portata di mascherine che diventano a questo punto qualcosa di molto differente, ed esplicita anzi che NON è una mascherina N95.
99 dollari per l’acquisto, ma quale l’utilità? In epoca di Omicron non c’è più spazio per l’innovazione a tutti i costi e scegliere FFP2 tradizionali è attualmente molto più sicuro. Sia benvenuta tuttavia l’innovazione per il futuro, perché di mascherine intelligenti potrà essercene bisogno e di nuove soluzioni c’è sempre spazio a prescindere. Purché certificate.