Il presidente del Consiglio dei Ministri ha presentato il piano del governo per la diffusione della banda ultralarga, un progetto di ampio respiro che dovrebbe mettere a frutto le norme già stabilite dal relativo decreto e giovarsi della partecipazione centrale di Enel.
L’obiettivo governativo prevede di diffondere la connettività a 30 Megabit al secondo sul cento per cento del territorio nazionale entro il 2020, con un 50 per cento di abbonamenti capaci di raggiungere un data-rate (prevedibilmente asincrono, come da usanza degli ISP nazionali e non solo) da 100 Mbps.
I 30 Mbps nazionali potranno contare su investimenti da 4,9 miliardi di euro, dice ancora Renzi, gestiti tramite apposito fondo dello Stato a opera del Cipe: 3,5 miliardi sarebbero già stati stanziati, e 2,2 miliardi andrebbero a coprire le zone non interessanti per il mercato.
Enel sarà al centro dell’iniziativa governativa per l’ultrabroadband, con il piano Open Fiber che prevede la distribuzione di connessioni FTTH (la fibra ottica fino all’abitazione dei clienti) in 224 città: alla presentazione del nuovo piano c’erano i sindaci di Perugia, Bari, Venezia, Catania e Cagliari, ovverosia i municipi che per primi saranno interessati dalle operazioni di posa di Open Fiber.
Per quanto riguarda le aree non interessanti per il mercato, i cluster C e D, il 29 aprile si terranno le prime gare per scegliere gli operatori: la data coincide con i festeggiamenti per i 30 anni di Internet a Pisa. A maggio saranno attivi i primi abbonamenti FTTH di Open Fiber a Perugia.
Enel collaborerà ufficialmente con Wind e Vodafone per l’installazione delle nuove infrastrutture, mentre è ancora sospesa nel limbo la posizione di Telecom/TIM: il colosso dell’energia collaborerebbe volentieri con l’incumbent, mentre i sindacati lanciano l’allarme sui possibili contraccolpi occupazionali (15mila posti di lavoro a rischio) nel caso in cui l’azienda restasse fuori dal nuovo affare della banda larga governativa.
Alfonso Maruccia