La Federazione degli Editori di Giornali ha inviato una esplicita richiesta all’Autorità Garante per le Comunicazioni (AGCOM) affinché si agisca con rapidità contro Telegram. L’accusa è quella di celare fiorenti canali di pirateria con i quali viene creato un danno diretto e consistente per il mondo dell’editoria.
FIEG scrive all’AGCOM: fermate Telegram
Il nervo è scoperto da tempo e Telegram è solo l’ultimo dei nomi tirati in ballo. Ma in questo filone finiscono motori di ricerca, social network e tutti quei riferimenti del mondo digitale che in modo più o meno esplicito traggono informazioni dall’editoria cartacea per portarne i frutti a disposizione su canali presso i quali possa essere fruita senza costi. Il dibattito da tempo si consuma su questa frizione, ove sembra complesso limitare le violazioni o misurare il danno effettivo, dove in ballo v’è la libertà di espressione, ma dove c’è da difendere a tutti i costi un ambito fragile e fondamentale come quello del giornalismo.
Questo l’appello di Andrea Riffeser Monti, Presidente FIEG:
La Federazione degli Editori di Giornali ha chiesto ad Agcom un provvedimento esemplare e urgente di sospensione di Telegram, sulla base di un’analisi dell’incremento della diffusione illecita di testate giornalistiche sulla piattaforma che, durante la pandemia, ha raggiunto livelli intollerabili per uno Stato di diritto. La stima delle perdite subite dalle imprese editoriali è allarmante: in una ipotesi altamente conservativa, stimiamo 670 mila euro al giorno, circa 250 milioni di euro all’anno: un dato di fronte al quale confido che l’Autorità di settore voglia intervenire con fermezza e tempestività.
L’analisi di soli dieci canali evidenzia come 580 mila utenti (ben il 46% dei quali iscritti solo negli ultimi 3 mesi, quindi molto probabilmente per la necessità di fruire rapidamente di informazione di qualità pur nel desiderio di non andarla a cercare in edicola, ma al tempo stesso senza cedere alle tentazioni dei paywall) fruiscano quotidianamente di contenuti pirata, accedendo gratis all’informazione senza versare alcun obolo ad una filiera produttiva che non solo è sotto stress, ma che in questa fase soffre anche le carenze degli investimenti pubblicitari.
All’AGCOM si chiede pertanto specifica tutela, affinché anche Telegram possa essere chiamato alle proprie responsabilità al netto delle libertà che è lecito concedere (entro una certa misura) alle piattaforme:
Al rischio del consolidamento di una pratica illecita, quella di leggere gratuitamente i giornali diffusi illecitamente via chat, si aggiunge quello di veder distrutti il lavoro e gli investimenti delle migliaia di persone che mantengono in vita la filiera produttiva della stampa: dagli editori ai giornalisti, dai poligrafici, ai distributori e agli edicolanti, tutti impegnati, tra molti sacrifici, a garantire la continuità di un bene primario, quale quello dell’informazione, che, mai come in questo momento, è chiamato ad assolvere la sua più alta funzione di diritto costituzionalmente garantito
Di fronte all’emergenza piombata su una filiera in crisi ormai cronica, l’abbattimento di una opportunità commerciale dovuta ad un fenomeno pirata di queste dimensioni può avere conseguenze molto pesanti per il futuro dell’informazione: toccherà ora all’AGCOM vagliare le accuse della FIEG e cercare la miglior azione nei confronti di Telegram.