“Un soggetto che detiene in Europa oltre il 90% del mercato del search e che in Italia raccoglie – secondo stime – oltre un miliardo di ricavi pubblicitari non può comportarsi come se non esistesse”: con queste parole gli editori italiani che aderiscono a FIEG si battono affinché Google riveli i dati relativi al fatturato pubblicitario che raccoglie in Italia.
L’intervento di FIEG, che da tempo preme per una puù stringente regolamentazione che anche in Italia ridimensioni il potere dei colossi della Rete, si inquadra nel confronto che vede impegnati Google e AGCOM di fronte al TAR del Lazio. Il garante italiano, nello scorso mese di luglio, aveva ottenuto che il colosso di Mountain View rendesse noti i dati relativi al proprio fatturato pubblicitario, in quanto afferenti a tutti gli effetti nel computo del Sistema integrato delle comunicazioni (SIC) come dettato dalla delibera 397 del 2013. Google, immediatamente dopo la consegna dei dati, aveva però fatto ricorso al TAR del Lazio per impugnare la delibera.
FIEG, come annunciato nei giorni scorsi, ha ora depositato presso il TAR del Lazio un intervento dal titolo “Rendere esplicito quello che finora risulta oscuro, superando il paradosso della Rete tra trasparenza dichiarata e opacità praticata da Google”. Gli editori, a cui la richiesta della Grande G appare “assurda”, avallano così l’intento di AGCOM di sondare nei dettagli la rilevanza del mercato dell’advertising online, un mercato, spiega FIEG, “di cui Google detiene una parte dominante”.
Gli editori sostengono che se il tribunale amministrativo accogliesse le richieste di Google, sollevandola dall’obbligo di rivelare i dati relativi al proprio fatturato in Italia, si aprirebbe la strada “all’acquisizione di posizioni dominanti sul mercato” ai danni dei soggetti che operano nello stesso settore e che sono sottoposti alle regolamentazioni a cui Google vorrebbe sottrarsi, una situazione, denuncia FIEG, capace di mettere a rischio i “principi del pluralismo e della libertà dell’informazione”.
Gaia Bottà