Roma – I jukebox a pagamento che le case della discografia internazionale stanno mettendo in piedi incideranno profondamente sull’intero fenomeno del file-sharing di musica e altri contenuti protetti da diritto d’autore. Già, perché l’introduzione di questi sistemi, uno dei quali consente persino di masterizzare la musica scaricata e comprata ad un prezzo stracciato, non lascia molto “spazio di manovra” a chi sostiene il diritto allo scambio per gli altissimi prezzi della musica legale e, soprattutto, della mancanza di una seria alternativa.
Ebbene, ora quella seria alternativa fa capolino. Non è RealOne, il sistemone pensato da RealNetwork con tre delle grandi sorelle della musica internazionale, perché quello è un jukebox pieno di limitazioni, che consente di scaricare poca musica senza poterne poi fruire a piacere. Ma l’arrivo di PressPlay, il cui maggiore sponsor è Sony, cambia le carte in tavola.
Non solo c’è la possibilità di ascoltare musica diffusa in formati audio di alta qualità ma viene anche offerta l’opportunità di masterizzare su CD la musica scaricata, in altre parole di fare con quella musica l’uso personale che più si preferisce. Non è molto, non è tutto ma è già qualcosa.
Se RealOne sottolinea l’incapacità di buona parte dell’industria discografica di cogliere il senso e le opportunità della rete, PressPlay si configura invece non solo come uno strumento che consentirà di fruire legalmente di contenuti, come la musica, a basso prezzo. Ma anche, e soprattutto, come una clava che ha tutte le carte in regola per abbattersi pesantemente sui fenomeni del file-sharing illegale.
Per due ragioni.
La prima sta nel servizio stesso, destinato ad attirare i tanti che oggi cercano musica su internet e che con una manciata di dollari potranno averne a volontà, perdipiù di qualità controllata e con la perfetta conoscenza della fonte, per garanzie ed eventuali reclami.
La seconda sta nel nuovo atteggiamento che assumeranno rispetto al file-sharing illegale non solo molti utenti, che vedranno nell’alternativa legale la via “corretta” alla fruizione della musica via internet, ma anche quei provider che oggi ospitano server utilizzati molto spesso per veicolare musica illegale. E ancora di più quei tribunali che non sempre l’hanno data vinta in questi mesi ai produttori e distributori di musica nella loro crociata contro file-sharing e peer-to-peer.
Come andrà a finire? Difficile dirlo oggi, di certo però per la prima volta sta nascendo una “bilancia”. Su un piatto c’è l’uso illecito del file-sharing e sull’altro la legalità del jukebox industriale. Ago della bilancia sono gli artisti e i musicisti, che dovranno accettare le condizioni imposte dalle etichette per la distribuzione via internet o cercare rifugio in soluzioni personalizzate che potrebbero non dar loro sufficiente remunerazione economica. Per pesare di più, comunque, il piatto dell’industria deve riempirsi di prezzi bassi e alta qualità di servizio. E sembra che abbia iniziato a farlo.