Invocati da numerosi blogger filippini, i giudici della Corte Suprema di Manila hanno ordinato la sospensione immediata della nuova legge per la prevenzione dei crimini cibernetici, recentemente ratificata dal Presidente Benigno Aquino III. Lo stesso Segretario alla Giustizia Leila de Lima ha confermato l’ingiunzione temporanea per il blocco delle regole legislative, considerate in violazione della Costituzione locale .
Nella visione illustrata dai supremi giudici filippini, la legge adottata dal governo di Manila andrebbe a calpestare numerosi diritti civili, in primis quello relativo alla libertà d’espressione . Le autorità asiatiche hanno dieci giorni di tempo per rispondere alle 15 petizioni avviate online, scagliatesi contro un impianto legislativo ritenuto altamente incostituzionale.
Dalle generiche pratiche del cybersesso alle più specifiche ostentazioni attraverso gli strumenti di video chat, la nuova legge dichiara guerra all’esibizionismo pruriginoso mediato dal computer. Gli utenti filippini rischierebbero una sanzione pari a 250mila pesos (circa 4600 euro) oltre ad un periodo di detenzione fino a sei mesi . Nella generica definizione di diffamazione online, il governo di Manila ha inserito una gran quantità di reati, dallo spam al cybersquatting, fino alle attività di accesso e intercettazione illecita dei dati.
“Un’ordinanza restrittiva di questo tipo, emanata all’unanimità, è solo la prima vittoria nella nostra battaglia per difendere la libertà d’espressione – ha spiegato trionfante il senatore filippino Teofisto Guingona, contrario fin dall’inizio al disegno di legge voluto dal Presidente Aquino – La Corte Suprema ha mandato un messaggio forte, ritenendo importanti i timori espressi dai cittadini”.
Mauro Vecchio