Può un video di soli 29 secondi, ritraente un marmocchietto saltellante con, in sottofondo, quasi indistinguibile, un frammento della canzone Let’s Go Crazy di Prince, far muovere un colosso da miliardi di dollari, la grande sorella del mercato discografico Universal Music Group? Apparentemente sì, e la signora autrice del video deve ora vedersela con la major in tribunale per far valere i propri diritti all’equo utilizzo dei contenuti protetti dal diritto d’autore.
A rivelarlo è il comunicato di Electronic Frontier Foundation , che ha preso a cura il caso e difende i diritti della casalinga improvvisata regista nella causa depositata questo mercoledì presso la Corte Distrettuale della California del Nord. Quei 29 secondi, questa la posizione dei legali della celebre organizzazione pro-diritti digitali, rappresentano un caso auto-esemplificativo di fair use secondo la legge degli Stati Uniti .
Ed è proprio secondo il più classico degli schemi che UMG, venuta a conoscenza della clip in oggetto , ne ha preteso la rimozione da YouTube con una diffida che a suo dire è prevista dal DMCA, la discussa legge americana per la difesa del copyright. La rimozione è stata prontamente eseguita ma la signora non ha gradito il “trattamento speciale”, ribadendo la totale legittimità della clip e pretendendo da GoogleTube il ripristino – poi avvenuto – del filmato.
In tribunale EFF avrà l’occasione, su procura della mamma interessata, di contrastare l’ennesimo caso di abuso del DMCA da parte dei detentori del copyright . “La diffida di Universal non passa nemmeno il test della risata”, ha dichiarato l’avvocato di EFF Corynne McSherry, avvisando UMG che stavolta non la passerà liscia: “I proprietari del copyright dovrebbero essere ritenuti responsabili della repressione di casi di fair use come questo video”, dice McSherry.
Tanto più che Universal non è nuova a pretese prive di fondamento, avendo già richiesto senza motivazione alcuna la cancellazione da YouTube di un video podcast – poi rimesso in linea – da parte del blogger politico Michelle Malkin. “L’abuso del copyright può zittire artisti che lavorano online, analisti politici o, come in questo caso, famiglie ordinarie che vogliono semplicemente condividere frammenti delle loro vite di tutti i giorni”, ha dichiarato l’avvocato EFF Marcia Hofmann.
Come previsto da tempo, forte del DMCA, l’industria multimediale si sta rendendo protagonista di un vero e proprio assalto nei confronti del fair use , che regolamenta l’impiego limitato, per il pubblico interesse, di materiale protetto da copyright senza la necessità di autorizzazione preventiva da parte degli aventi diritto.
È in gioco la libertà di parola e di espressione sostiene EFF, e la nuova causa è solo una parte dello sforzo rinnovato dell’associazione nel contrasto agli abusi del DMCA, impegno che si estende anche alla collaborazione con la Stanford University nell’ambito del “Fair Use Project” (FUP). Il progetto, iniziato nel 2006, mira proprio a sviluppare una serie di “regole base” da seguire in risposta ad eventuali richieste illegittime di cancellazioni di contenuti autoprodotti.
Alfonso Maruccia