Meglio tardi che mai, ma l’attesa per la quinta generazione dei processori Core di Intel è stata davvero lunga : avrebbero dovuto inondare il mercato già dalla primavera, alla fine faranno capolino sugli scaffali solo a Natale . Non tutti i problemi sono stati risolti, per alcuni ci sarà da aspettare ancora il 2015, ma almeno si farà in tempo a lanciare Broadwell nel 2014: una boccata d’ossigeno per il mercato dei personal computer , e una buona occasione per tentare di creare una generazione di tablet x86 capace di tenere testa (almeno sulla carta) alla concorrenza ARM. Senza contare che in questa operazione Intel è anche riuscita a tenere sotto controllo i costi , e questo dovrebbe pure garantire un significativo vantaggio competitivo.
Si tratterà comunque di un debutto in tono minore rispetto a quello di Haswell , il predecessore a 22nm attualmente in commercio (Core di quarta generazione): come detto poc’anzi, la produzione di massa della nuova architettura si è rivelata più complessa del previsto e sebbene i chip sfornati oggi dalle fab Intel siano di buona qualità non ci sono i margini per produrre lotti capaci di rifornire adeguatamente e con varietà di scelta i partner OEM. Per ora Santa Clara si concentrerà sui Core M, i processori destinati a equipaggiare una categoria ben precisa di prodotti: ovvero i tablet e i convertibili x86, disegnati per essere privi di ventole e con autonomie in linea con l’attuale offerta basata su chip della concorrenza, e Intel ha anche pronti i suoi prototipi incarnati da ultrabook spessi meno di 8mm. Volendo si potrà anche conservare il design precedente per le nuove macchine: solo cambiando il processore si otterrà un miglioramento significativo dell’autonomia.
Tutto merito del nuovo processo produttivo da 14 nanometri : il package in cui è inserita la CPU è più piccolo, la densità dei transistor cresciuta, le prestazioni energetiche sia sotto il profilo elettrico che per quanto attiene il calore prodotto dal chip risultano ridotte in modo sensibile. Intel dice di essere in grado di trarre il doppio delle performance a parità di watt. Merito anche della tecnologia tri-gate (FinFET) che è stata migliorata in questa architettura : le strutture tridimensionali dei transistor sono più compatte e definite che in Haswell, e sono la chiave per garantire in questa generazione il rispetto della cosiddetta Legge di Moore. Il passo successivo arriverà con la fase “tock” del ciclo biennale di Intel (Broadwell è il “tick”, ovvero l’introduzione di una nuova architettura che poi andrà perfezionata), il cui nome in codice è già noto: Skylake sarà disponibile dal 2015, non c’è ancora una data precisa, a cui poi dovrebbe seguire l’ulteriore miniaturizzazione a 10nm dopo il 2016 (ma è davvero troppo presto per parlarne ora).
Informazioni specifiche sui modelli che saranno immessi in commercio Intel non ne offre (probabile che all’IFA di Berlino ci saranno indicazioni in merito), in compenso ne approfitta per chiarire che ovviamente anche il comparto grafico è stato migliorato, con circa il 20 per cento in più di potenza elaborativa a disposizione. Anche per Broadwell, come per Haswell, ci saranno diversi allestimenti del comparto grafico con potenze variabili: l’integrazione tra CPU e GPU è cresciuta, inoltre, per migliorare anche il contributo della seconda nell’ottimizzazione dei consumi energetici . Ovviamente il proprio contributo lo offrirà anche il chipset (giunto in questo caso alla nona generazione): tutto assieme, un design migliorato di CPU, GPU, chipset, alimentazione e ogni altra parte dei nuovi prodotti dovrebbero garantire a Intel quel passo in avanti che dovrebbe riaprire (nelle sue speranze) la partita con ARM. Ora non resta che aspettare per vedere quale sarà il primo marchio che adotterà Broadwell.
Luca Annunziata