Oltre 400 casi di furto, refurtiva del valore di quasi mille euro : anche se si tratta di soli beni virtuali. Così, stufi delle incursioni costanti dei malintenzionati nel loro mondo virtuale, gli utenti della piattaforma finlandese Habbo Hotel hanno deciso di rivolgersi alla polizia chiedendo giustizia.
Del caso si è così preso carico l’ispettore Marko Levonen, che ha già condotto cinque perquisizioni in altrettante diverse città finlandesi.
Habbo Hotel, social network che permette ai suoi utenti (adolescenti) di incontrare amici e comprare beni virtuali, era già finita nel mirino dei cracker. Già nel 2007 un teenager olandese era stato arrestato con l’accusa di aver rubato beni virtuali dal valore di migliaia di euro dal sito.
E casi di condanne reali per furti di beni virtuali non sono nuove alla Rete: nel 2008, sempre in Olanda, altri due ragazzi erano stati condannati a lavori socialmente utili per essersi appropriati di un amuleto e di una maschera utilizzati nel gioco di avventura online RuneScape. Così come eclatanti casi di azioni legali per beni virtuali hanno avuto come origine il (meta)mondo di Second Life.
Finlandia e Olanda, dunque, sembrano aver consolidato in Europa la concezione secondo cui, riconosciuta la natura economica dei mondi virtuali, non si tratta più di valutare l’effettività delle leggi del mondo reale nei metamondi, ma unicamente la effettiva violazione delle stesse leggi. Allo stesso modo sono stati trattati i casi relativi a Second Life negli Stati Uniti e in Giappone , e un altro caso relativo al MORPG RuneScape, che ha visto un ventitreenne britannico arrestato per furto di personaggi virtuali, così come in Corea del Sud dov’è stata sgominata una gang di criminali che rubava le credenziali degli utenti del gioco di Lineage.
Nell’ultimo caso che vede nel mirino dei ladri virtuali gli oltre cento milioni di utenti registrati in Habbo Hotel, il furto sarebbe compiuto attraverso tecniche di phishing : false pagine web ingannerebbero gli utenti a cui sarebbero sottratti username e password.
Claudio Tamburrino