Londra – Sono bastate alcune dichiarazioni del ministro all’Educazione britannico Alan Johnson per riaprire una polemica internazionale su YouTube e i siti utilizzati dai più giovani e dagli studenti. Servizi web che secondo Johnson “devono assumersi le proprie responsabilità”. Parole riprese anche dal ministro della Pubblica Istruzione italiano Giuseppe Fioroni ma che, almeno per ora, rimbalzano sulla scorza di YouTube, rinchiuso nella sua aprioristica neutralità.
Johnson, che come Fioroni propugna, ove necessario, il sequestro di player e telefonini in classe , ritiene che “il bullismo online contro gli insegnanti spinge alcuni di loro a valutare le dimissioni dalla professione a causa della diffamazione e dell’umiliazione che sono costretti a vivere”. Bullismo che si esplica attraverso il sitone del video sharing, con le clip pubblicate dagli studenti, ma anche con siti “di settore” come RateMyTeachers , spazio web pensato per gli alunni che vogliano pubblicamente criticare i propri docenti. Si tratta in effetti di un forum in cui il nome e cognome di ogni insegnante diventa un thread che consente ai discenti di sfogarsi.
“Il bullismo cyber – afferma Johnson – è crudele e senza posa” e non colpisce solo gli insegnanti, ma anche gli alunni: “Può seguire un bambino ben oltre i cancelli della scuola, fin dentro la propria casa”. E per questo YouTube, RateMyTeacher e analoghi devono “intraprendere azioni più ferme per bloccare o rimuovere video scolastici offensivi, proprio come hanno ben fatto per cancellare i contenuti pornografici”. Si tratta di servizi web che secondo il Ministro britannico hanno “una responsabilità sociale e un obbligo morale ad agire”.
“Nessuna censura sia chiaro – gli fa eco Fioroni – ma è chiedere troppo se ai gestori chiediamo di vigilare sui contenuti dei video che circolano sui loro siti, in particolare quelli di bullismo? Che segnale è quando un diversamente abile sottoposto a prepotenze diventa il video divertente più cliccato?”
A detta di Fioroni tutti sono tenuti a riflettere. “La libertà – spiega – è la vita della rete e come tale la rete deve continuare a vivere. Non si tratta di fare censure che limiterebbero la circolazione di notizie e informazioni, ma di effettuare controlli per individuare e rimuovere contenuti violenti”.
Fioroni, proprio come il suo omologo britannico, si ferma ad un passo dalla richiesta di nuove normative, preferendo un approccio all’apparenza più morbido: “La rete è libertà ma deve esserlo per tutti, e la rete deve difendere la libertà di tutti, non solo dei più forti”.
La BBC , nel riprendere le dichiarazioni di Johnson, segnala come YouTube, sul proprio sito, dichiari di nutrire fiducia sul fatto che i propri utenti “siano responsabili, e milioni di utenti rispettano quella fiducia”.
Le parole dei due ministri, dunque, si configurano come un appello ai servizi web sempre più spesso messi all’indice come propagatori di bullismo online . Per ora, dunque, non si profilano nuove misure contro YouTube ed affini, al contrario di quanto accaduto in Australia, dove sono 1.600 gli istituti scolastici dalle cui postazioni web non è più possibile accedere a YouTube.