La digitalizzazione documentale fa parte del processo di Digital Transformation e di innovazione dei processi che sta interessando ogni attività e ogni livello. Tra gli strumenti di questo ambito che nell’ultimo periodo hanno beneficiato di una vera e propria esplosione in termini di utilizzo, insieme alla Posta Elettronica Certificata, c’è la Firma Digitale: +55% in un solo anno arrivando a toccare quota 3,1 miliardi di operazioni nel paese. Si tenga in considerazione che l’incremento è da riferirsi al lasso di tempo preso in esame, antecedente la crisi sanitaria, dunque è lecito supporre un ulteriore forte incremento legato all’ultimo periodo.
La Firma Digitale piace ai liberi professionisti
Ad attestarlo i numeri raccolti e resi noti oggi tramite comunicato da AgID, CIONET, IDC e Aruba. Partiamo dai dispositivi che offrono il supporto al tecnologia: ora sono oltre 22 milioni quelli distribuiti sull’intero territorio nazionale. Come si può vedere dal grafico qui sotto, nell’80% dei casi vengono impiegati per la cosiddetta Firma Digitale Remota che non richiede alcuna componente hardware dedicata poiché passa dall’uso di un certificato presente su server sicuro e di una One Time Password.
Il sistema piace e torna utile soprattutto ai liberi professionisti che occupano il 70% della quota utilizzatori. La fetta restante viene spartita tra il 20% attribuito alle persone fisiche e il 10% delle aziende.
Per quali interazioni si ricorre alla Firma Digitale? Gli scenari d’uso vedono svettare le comunicazioni con la Pubblica Amministrazione (28%) seguite da sottoscrizioni di contratti (24%), gestione di progetti e pratiche edilizie (21%), procedure gestionali aziendali (19%) e Fatture Elettroniche (10%).
A spingere l’adozione dello strumento, secondo quanto rilevato mediante ricerca, sono in primis i vantaggi legati a una maggiore efficienza del business (58%), l’accesso rapido a informazioni e documenti (58%), la riduzione dei costi (44%), una migliore collaborazione (35%) e l’uso per l’adeguamento normativo (35%).