Sono state confermate le indiscrezioni che volevano la Commissione europea pronta ad accusare la politica fiscale irlandese e la conseguente posizione di Apple: Bruxelles ha ufficialmente aperto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Irlanda per l’aliquota agevolata fornita a Cupertino.
Si tratta delle prime conclusioni di una indagine preliminare avviata lo scorso giugno nei confronti di alcuni paesi membri sospettati di aver garantito aiuti di stato ad aziende multinazionali attraverso una tassazione compiacente che permette alle stesse di sfruttare il meccanismo della liberà circolazione dei mezzi garantito dal mercato unico europeo: in quella sede erano stati riconosciuti come obiettivi espliciti dell’investigazione le aliquote agevolate di Lussemburgo, Paesi Bassi ed Irlanda, e quelle aziende con più divisioni ed affiliate, tra cui Apple, Starbucks e Fiat, che riescono a sfruttare diversi escamotage fiscali per pagare il meno possibile alle autorità nazionali.
A rischiare di rimanere per primo bruciati sotto la lente d’ingrandimento di Bruxelles sono tuttavia l’Irlanda ed Apple: accusate di aver stretto rapporti privilegiati (in particolare con due accordi sottoscritti nel 1991 e nel 2007) attraverso i quali l’azienda godeva di una tassazione ritagliata ad hoc sui suoi interessi mentre il paese vedeva passare nelle proprie casse la gran parte della fatturazione europea con la Mela e favoriva la creazione di posti di lavoro grazie all’insediamento dei centri direttivi di Apple sul proprio territorio.
Pur non avendo poteri diretti sulle politiche fiscali dei singoli stati membri, secondo una prima analisi delle autorità europee la disciplina tributaria garantita dall’Irlanda ad Apple costituirebbe una forma di aiuto statale a favore di Cupertino, illegale per la normativa europea .
Difatti, secondo la prima indagine vi sarebbero “diverse incongruenze” nella storia tributaria irlandese di Apple.
Nei confronti di Apple, peraltro, già diversi paesi tra cui l’ Italia e l’ Australia avevano aperto indagini ad hoc.
Claudio Tamburrino