Microsoft, McDonald’s e altre grandi società accusate di fare uso e abuso dei cosiddetti Flash cookie sono state “graziate” dalla recente decisione del giudice distrettuale di New York Deborah A. Batts, che ha sostanzialmente invalidato le richieste dell’accusa parlando dell’impossibilità di quantificare un qualsivoglia danno economico proveniente dalla discussa pratica del tracking telematico.
La causa in oggetto era stata avviata da tale Sonal Bose, netizen della Grande Mela secondo la cui opinione l’uso dei cookie permanenti era ingannevole e in assoluta violazione della sua privacy, permettendo alle società che ne facevano (e ne fanno) uso di tracciare le abitudini di navigazione ricostruendo i cookie “standard” anche dopo la loro cancellazione dalla cache del browser.
Il giudice Batts ha valutato la questione da un punto di vista economico, e ha deciso che i limiti imposti da Computer Fraud and Abuse Act – un danno economico di almeno 5.000 dollari – non possono essere valutati in maniera oggettiva quando si tratta di tracking a mezzo biscottini senza scadenza.
“La pubblicità su Internet non è differente da quella in televisione o sui giornali – ha sentenziato il giudice del Distretto Sud di New York – Anche se Bose prendesse precauzioni contro la raccolta di dati, i suoi danni sarebbero comunque insufficienti per rispettare i limiti imposti dalla legge”.
Microsoft e le altri grande aziende sono salve anche questa volta, ma per andare sul sicuro a Redmond fanno sapere di aver abbandonato la pratica di utilizzare i “supercookie” per il tracciamento della navigazione su MSN.com. La corporation di Windows era stata colta a tracciare da una ricerca ]] risalente allo scorso luglio.
Alfonso Maruccia