Roma – Perché legarsi per un anno a un provider ADSL? In Italia ci sono già offerte flat-rate che possono essere disdette dopo appena tre mesi dall’attivazione. Le vende Aruba : permette di scegliere, senza rincari sul canone, la durata del contratto (da tre a dodici mesi). Non è un’opzione molto nota, perché appare sul sito soltanto quando si sta per acquistare l’ADSL. Aruba è al momento il solo provider ADSL nazionale a concedere contratti ADSL flat di durata inferiore a un anno , ma la situazione sta per sbloccarsi. L’idea è piaciuta, infatti, e sta per conquistare altri provider. Tra i primi, SìADSL , piccolo provider siciliano che da tempo cerca di distinguersi con offerte che si distinguono per originalità.
Ne parla in anteprima a Punto Informatico Gaetano Piazza , responsabile marketing di SìADSL: “Lanceremo nelle prossime settimane offerte flat con contratti che durano tre, sei mesi o un anno”, dice. Il prezzo? “Se l’utente ci viene incontro e paga in anticipo i tre o i sei mesi di contratto, il canone non sarà maggiore di quello delle attuali flat annuali”.
SìADSL già da anni offre ADSL senza canone, che hanno contratti trimestrali. Avanguardia è stata Alice Ricaricabile di Telecom Italia . La libertà di disdire prima di un anno è però poca cosa con le ADSL a consumo ed è preziosa invece con le ADSL flat. Se non si è più soddisfatti del servizio, se tocca cambiare casa, ci vuole poco se l’ADSL non ha un canone: non la si usa più e si può chiedere subito l’ADSL di un altro provider ( su linea aggiuntiva , se non si cambia casa).
Con le ADSL flat, invece, bisogna pagare i mesi di canone restanti . Tutti in una sola volta, se non si vuole aspettare la scadenza del contratto e si chiede disdetta anticipata.
A fronte di questi legami di fedeltà imposta, le ADSL dotate di contratto flessibile possono quindi farsi strada come un refolo d’aria fresca. Gli utenti di Aruba le apprezzano, infatti: “L’80 per cento dei nuovi clienti attiva ADSL di durata inferiore a un anno, anche se poi quasi tutti rinnovano il contratto”, dice a Punto Informatico Stefano Cecconi, titolare di Aruba. Per chi va bene questa formula? Ad esempio, per gli utenti che non sono sicuri di usare per 12 mesi l’ADSL. Magari stanno per cambiare casa o ce l’hanno in affitto per breve tempo. “Alcuni dei nostri utenti disdicono l’ADSL prima dell’estate, che trascorrono in un’altra casa, e poi la riattivano a settembre. Così non devono pagare il canone quando non la usano”, spiega Cecconi. Gli utenti potrebbero preferire contratti di durata ridotta anche per un altro motivo: per prudenza. Per poter attivare a cuore leggero una nuova connessione ADSL; provarla e, se non sono soddisfatti, disdirla in poco tempo .
Si sa che tutti i contratti prevedono, per legge, la possibilità di disdire l’ADSL entro dieci giorni; un tempo che però spesso non è sufficiente per mettere a nudo le qualità e i nei di un servizio così complesso. L’utente evoluto ha bisogno infatti di capire se le prestazioni sono stabili, se variano molto a seconda dei giorni e delle ore di connessione; se la velocità è accettabile sia verso server nazionali sia verso quelli esteri; qual è la latenza durante le chiamate VoIP o il gioco online.
Non si potrebbe però attivare un’ADSL a consumo per provare la qualità del provider prima di passare a una flat? Non è una buona idea, per tanti motivi: la velocità di picco è diversa , con le ADSL a consumo, così come l’infrastruttura di rete usata dal provider.
Gli utenti con ADSL a consumo sono messi in VP separati da quelli delle ADSL flat. I VP, Virtual Path, sono circuiti virtuali dove un gruppo di utenti di una stessa zona sono posti a condividere una quota di banda comune. Può capitare quindi che in una stessa zona un provider abbia un ottimo VP per le ADSL a consumo, mentre ha problemi con quella flat perché qui deve gestire un eccessivo numero di utenti peer to peer, che saturano la banda.
Sarebbe poi una prova costosa, perché per essere attendibile richiederà tante ore di connessione, da pagare con tariffa a consumo. Infine, quasi tutte le ADSL a consumo durano 12 mesi e quindi, se la prova non va bene, per attivare subito un’altra ADSL l’utente dovrà rivolgersi a un provider che la porti su doppino aggiuntivo. Ma i provider maggiori non offrono questo servizio, quindi la libertà di scelta, dopo avere attivato un’ADSL a consumo, si restringerebbe .
Si sente allora il bisogno di ADSL flat che durino meno di un anno, e non solo per i vantaggi a breve termine. Se tutte le ADSL italiane avessero un contratto flessibile, infatti, la concorrenza farebbe forse un salto di qualità . Se l’utente potesse passare con più libertà da un’offerta all’altra, gli operatori si impegnerebbero di più per non perderlo. Non si cullerebbero nell’idea che, tanto, per dodici mesi è nelle loro grinfie. Allora forse le ADSL funzionerebbero meglio, i call center sarebbero più efficienti; non lascerebbero l’utente per mesi in panne, con il rischio di vedersi arrivare di punto in bianco una disdetta.
Non a caso, nei mercati più evoluti , dove la concorrenza è più feroce, non sono rare le offerte ADSL con contratti che durano meno di un anno. In Francia e negli Stati Uniti è cosa diffusa; anche se alcuni applicano una penale di qualche decina di euro per chi disdice prima di 12 mesi.
In Gran Bretagna i contratti ADSL durano 12 mesi, scaduti i quali si può però disdire in ogni momento. In Italia, invece, dopo un anno si auto rinnovano e durano per altri 12 mesi . Il motivo di queste differenze tra Francia e Italia è nelle caratteristiche dell’offerta all’ingrosso di Telecom. “Ce n’è una, Easy IP, che permette ai provider di disdire la linea in qualsiasi momento”, dice Piazza; “ma finora l’abbiamo snobbata perché obbliga a usare a pacchetto chiuso la rete e i VP di Telecom, senza possibilità di personalizzazione. Non permette quindi di dare agli utenti una banda garantita, che è un aspetto per noi importante”. Gli operatori che scelgono Easy IP fanno quindi rivendita pura dei servizi Telecom; i loro utenti sono attivati nella stessa rete usata da Alice ADSL.
I provider maggiori però preferiscono usare la propria rete di VP a livello ATM, non quella di Telecom. Così possono gestire gli utenti con maggiore libertà e differenziarsi meglio dalla concorrenza. Sfruttano quindi un’offerta all’ingrosso di diverso tipo, comprando a parte i VP. In questo caso, però, i contratti offerti da Telecom hanno tutti una durata annuale . A loro volta, quindi, i provider che non sono puri rivenditori di Telecom impongono contratti annuali ai propri utenti.
Lo stesso vale per quei provider minori, come SìADSL, che acquistano il servizio da altri provider, più grandi, e non direttamente da Telecom. Le cose stanno però cambiando: “stiamo facendo accordi con i nostri fornitori per poter offrire ADSL di durata inferiore a un anno”, spiega Piazza; “e poiché non ci rivolgeremo a Telecom potremo dare tagli di banda garantita”. Certo, c’è un’incognita: se l’utente disdice troppo presto, l’operatore potrebbe non riuscire a recuperare le spese affrontate per conquistarlo (di call center, marketing, per l’assistenza tecnica in attivazione…). “A noi però non importa fare margine, perché il nostro business principale non è l’ADSL, ma l’housing”, dice Cecconi.
Per altri operatori, che non disdegnano il guadagno, si tratta quindi di affrontare un rischio . È per questo motivo, forse, che nemmeno gli operatori dotati di rete unbundling hanno finora lanciato ADSL con contratti flessibili.
Già la mossa di SìADSL, comunque, contribuisce ad arricchire le possibilità di scelta per gli utenti e, forse, spianerà la strada ad altre offerte di questo tipo. Che danno alcuni vantaggi agli utenti, ma hanno anche un limite. Poter disdire un’ADSL e attivarne un’altra nel giro di pochi mesi ha il gusto della libertà, ma può essere anche fonte di grattacapi per l’utente. Rischia di restare impantanato nel guado e di perdere la connessione per mesi .
“Sono pochi”, dice infatti Cecconi, “i nostri utenti che disdicono l’ADSL nel periodo estivo. I più non vogliono affrontare i disagi della disattivazione e della successiva riattivazione”. Se c’è un intoppo, i piani saltano e l’utente resta senza ADSL anche in autunno. Gli imprevisti sono più frequenti se si passa da un operatore a un altro, poiché è una procedura che coinvolge tre soggetti: Telecom, il vecchio e il nuovo operatore. C’è quindi una variabile in più che può intervenire a creare problemi. La casistica è ampia. Capita che il nuovo operatore trovi la strada sbarrata perché la linea risulta ancora occupata; magari il vecchio operatore sta ritardando a inviare la richiesta a Telecom, oppure ha avuto un malinteso con l’utente, o c’è un errore nei database di Telecom che considerano ancora occupata una linea che è ormai invece libera.
Il tutto aggravato da una circostanza: i due operatori che si dovrebbero passare il testimone non si possono coordinare al meglio perché non si parlano direttamente, ma solo attraverso Telecom.
Questi imprevisti fanno sballare i tempi standard di attivazione, che sulla carta non dovrebbero superare il mese e mezzo. Telecom infatti si impegna con i provider ad attivare in 8 giorni (su linea RTG) e in 20 giorni (ISDN) il 90 cento delle ADSL 640/256 Kbps e 1.280/256 Kbps. Il restante 10 per cento entro 42 giorni. I giorni sarebbero 10, 22, e 44, rispettivamente, per le ADSL 4.096/256 Kbps, 1.280/512 Kbps e 2.048/512 Kbps.
Sono tempi calcolati dal momento in cui Telecom riceve, dall’operatore, una richiesta valida di attivazione. Se la richiesta è rigettata perché, ad esempio, il doppino risulta occupato, al nuovo operatore tocca ripeterla e, finché non viene accolta, non si possono cominciare a contare i giorni che mancano all’arrivo dell’ADSL. Ecco quindi che un’attivazione si protrae a tempo indeterminato. In questo scenario, la concorrenza resta imbrigliata . Non basteranno le ADSL trimestrali per dare agli utenti pieno potere di prendere l’operatore per la gola, di cambiarlo a piacimento finché non ne trovano uno che soddisfi. Potrebbero decidere di accontentarsi di un servizio scadente per non affrontare le incognite del passaggio, anche se magari il contratto dura pochi mesi. Il tutto graverà sulla libertà di azione degli utenti almeno finché gli operatori non creeranno un più agile sistema di disattivazioni e attivazioni. Ne parlano da anni ma ancora non sono riusciti a trovare un accordo.
Alessandro Longo