Il servizio di condivisione fotografica ha fatto marcia indietro: cesserà di mettere in vendita le immagini che gli utenti hanno condiviso sotto licenza Creative Commons, anche se gli utenti stessi hanno tecnicamente concesso libertà riguardo agli usi commerciali delle loro opere.
Flickr avrebbe avuto tutto il diritto di stampare, incorniciare e vendere certe immagini pubblicate sulla piattaforma dagli utenti sotto licenza CC che garantiscano ogni libertà riguardo agli usi commerciali: il servizio di sharing, fra i primi ad abbracciare le licenze libere, con il servizio Wall Art intendeva sfruttare proprio le libertà che gli autori scelgono di non arrogarsi. Con immagini rilasciate ad esempio sotto licenza CC-BY , che impone la semplice attribuzione, o CC-BY-SA che in più ha natura virale, Flickr avrebbe potuto offrire un servizio perfettamente in linea con le regole e lo spirito che animano Creative Commons.
Ma i fotografi, a pochi giorni dall’avvio del programma Wall Art, si erano ribellati : rimozioni di immagini, revoche di licenze praticamente irrevocabili, proteste mediatiche avevano sollevato una polemica che ha gettato luce sulla scarsa comprensione che gli autori ancora hanno rispetto al funzionamento delle licenze libere.
Flickr, che avrebbe avuto tutto il diritto di continuare a sfruttare le opere con le licenze CC più permissive per il servizio Wall Art, ha invece scelto di rinunciarvi : smetterà di attingere alle immagini rilasciate in CC, assecondando quegli utenti e quegli osservatori che hanno lamentato il fatto che “includere le opere rilasciate sotto Creative Commons in questo servizio non sia coerente con lo spirito dei Commons e con la nostra comunità dedicata alla condivisione”.
Flickr rimborserà poi gli autori le cui foto in CC sono state vendute attraverso il servizio, promettendo nel contempo di lavorare a fianco di Creative Commons per “tornare a proporre programmi che meglio si allineino con i valori della nostra community”.
Creative Commons ha accolto la decisione di Flickr sottolineando l’importanza della chiarezza riguardo al funzionamento delle licenze, per prevenire incomprensioni: la non profit auspica venga a crearsi un contesto in cui “contenuti di ogni tipo siano liberamente disponibili per essere usati a condizioni semplici, sulla cui base i permessi siano chiari a tutti”. E il problema di comprensione non riguarda solo le licenze Creative Commons in sé: la responsabilità ricade anche sulle piattaforme che le implementano, e la fiducia degli utenti dipende molto da “come le piattaforme sviluppano e posizionano i loro prodotti e servizi e come gli utenti si relazionano nella community”.
Gaia Bottà